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La beffa del Sicilia Express: il click day rinviato e l’umiliazione dei fuori sede

- 14/12/2025
Sicilia express rinviato

Rinviata la vendita dei biglietti low cost a quattro giorni dalla partenza.

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Erano pronti con le dita sui tasti, lo sguardo fisso sul monitor e l’ansia di chi sa che per tornare a casa a Natale non basta il diritto, serve la fortuna. Centinaia di fuori sede siciliani attendevano ieri mezzogiorno come l’ora X: la speranza di accaparrarsi uno dei 1.100 posti sul «Sicilia Express», l’unica alternativa umana al salasso del trasporto aereo. In palio, biglietti tra i 24,90 e i 29,90 euro per i convogli del 20 e 27 dicembre. Invece, a due ore dallo start, la doccia gelata. Niente treno, niente click day. Tutto rinviato.

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La comunicazione arriva con la freddezza di un post su Instagram e un avviso sulla pagina di Treni Turistici Italiani: «Disallineamento dei sistemi di vendita». Tradotto: i biglietti saranno disponibili dal 16 dicembre alle 10. A soli quattro giorni dalla partenza del primo treno. Una tempistica che non è solo un disguido tecnico, è una mancanza di rispetto che sconfina nel sadismo burocratico verso chi, quella partenza, la deve pianificare tra ferie, coincidenze e budget ridotti all’osso.

Il contesto rende la vicenda aberrante. Mentre la politica si riempie la bocca di continuità territoriale e ponti futuristici, la realtà è che un siciliano che vive al Nord è prigioniero. I voli sono un lusso per pochi: comprare oggi un biglietto aereo Torino-Catania per le date del treno (andata il 20, ritorno il 5) costa non meno di 430 euro, bagaglio escluso. Da Milano non si scende sotto i 360 euro, e solo accettando orari impossibili su Bergamo con uno zainetto in spalla. In questo scenario, il Sicilia Express non è un viaggio turistico, è un canotto di salvataggio in un mare in tempesta. E bucarlo significa affogare.

Dietro le quinte, la macchina amministrativa scricchiola. Dalla Regione Sicilia nessun commento ufficiale, mentre il rimpallo di responsabilità punta su Rete Ferroviaria Italiana, da cui dipende il sito e la gestione delle tracce orarie. L’intento, dicono, era nobile: raddoppiare le date rispetto all’anno scorso. Per farlo, però, si è atteso il via libera su una linea adriatica intasata, accumulando dieci giorni di ritardo rispetto alla prevendita del 2023. Il risultato è il caos.

E mentre i fuori sede contano gli spiccioli, la Regione investe quasi mezzo milione di euro nell’iniziativa: 312mila euro alla fondazione Fs per il trasporto e ben 110mila euro per l’intrattenimento a bordo. Soldi pubblici per rendere il viaggio «piacevole», mentre la priorità dovrebbe essere semplicemente renderlo possibile. Martedì mattina alle 10 si scatenerà la caccia all’ultimo sedile. Non sarà una festa, sarà una rissa digitale per un diritto negato.

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