

È calato il sipario su una delle figure più controverse della criminalità organizzata siciliana. Gerlando Alberti jr, 78 anni, è deceduto nei giorni scorsi a Palermo. Il boss, malato da tempo, aveva lasciato la sua abitazione di Falcone per trasferirsi nel capoluogo siciliano proprio a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute.Portava un cognome pesante negli ambienti di Cosa Nostra: era infatti il nipote dello storico capomafia palermitano Gerlando Alberti, noto come “u paccarè”. Tuttavia, la sua storia criminale è indissolubilmente legata a una delle pagine più dolorose e oscure della cronaca messinese: il brutale omicidio di Graziella Campagna.La vicenda che ha portato alla sua condanna all’ergastolo è una ferita ancora viva nella memoria collettiva. Graziella, una ragazzina di soli 17 anni di Saponara, lavorava in una lavanderia a Villafranca Tirrena. La sua condanna a morte fu decretata per una casualità fatale: aver trovato, nella tasca di una camicia lasciata in lavanderia, un documento che svelava la vera identità di quell’uomo che si faceva chiamare “ingegner Toni”. Quell’uomo non era un professionista qualunque, ma Gerlando Alberti jr, allora latitante.Per quel segreto scoperto innocentemente, Graziella fu rapita e uccisa nel dicembre del 1985. Il corpo fu ritrovato giorni dopo a Forte Campone, sui Colli Sarrizzo.Quello che seguì fu un calvario giudiziario durato oltre vent’anni. Un percorso a ostacoli costellato da inquietanti collusioni istituzionali, inquinamenti probatori e depistaggi mirati a garantire l’impunità agli assassini. Solo grazie alla tenacia della famiglia Campagna, e in particolare del fratello Piero, carabiniere che non ha mai smesso di cercare la verità, si è giunti a una sentenza definitiva.L’ultimo processo ha sancito la responsabilità piena di Alberti jr, condannandolo al carcere a vita insieme al suo fedele gregario e braccio destro, Giovanni Sutera. Con la morte del boss si chiude l’esistenza terrena dell’uomo, ma resta indelebile la sentenza della storia e della giustizia su uno dei delitti più efferati commessi contro una vittima innocente di mafia.











