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Tragedia a Gazzi: muore in ambulanza il detenuto Nunzio Filiberto. Aperta inchiesta per omicidio colposo

- 04/12/2025
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Due infarti, un intervento chirurgico e il ritorno in cella, poi il decesso durante il trasporto d’urgenza. La moglie denuncia: “Stava male da giorni”. La Procura dispone l’autopsia per accertare eventuali responsabilità.

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È morto su un’ambulanza, lungo il tragitto disperato tra la Casa Circondariale di Gazzi e il Pronto Soccorso. Nunzio Filiberto, 53 anni, non ce l’ha fatta. Il suo cuore, già provato da recenti e gravi patologie, ha ceduto lo scorso 1 dicembre. Ma sulla sua morte, ora, si allunga l’ombra della mancata assistenza o di una valutazione medica inadeguata.

La Procura di Messina vuole vederci chiaro. La sostituta procuratrice Liliana Todaro ha aperto un’inchiesta contro ignoti ipotizzando il reato di omicidio colposo e ha disposto l’autopsia. L’incarico verrà conferito oggi pomeriggio al medico legale Alessio Asmundo, chiamato a stabilire le cause esatte del decesso e, soprattutto, se questo poteva essere evitato.

Tutto nasce dalla denuncia presentata dalla moglie di Filiberto, assistita dagli avvocati Rosaria Chillè e Giuseppe Bonavita. L’esposto ricostruisce un quadro clinico allarmante, iniziato ancor prima della detenzione e aggravatosi drammaticamente dietro le sbarre.

Stando alla ricostruzione, l’uomo aveva accusato malori già poco prima dell’arresto, finendo al Policlinico. Una volta entrato a Gazzi, le sue condizioni erano apparse subito critiche, tanto da rendere necessario un nuovo ricovero d’urgenza al Policlinico. La diagnosi non lasciava spazio a dubbi: due infarti. Filiberto viene sottoposto a intervento chirurgico, ma poco tempo dopo viene dimesso e riportato in carcere.

È qui che si consuma il dramma. Nonostante l’operazione recente, le condizioni del 53enne non migliorano. L’uomo continua a stare male, lamentando sofferenze che – secondo la denuncia – non sarebbero state adeguatamente prese in carico compatibilmente con la vita detentiva.

Gli ultimi colloqui e la fine

Nella denuncia emerge il dolore e l’impotenza dei familiari. La moglie racconta di aver incontrato il marito durante i colloqui del 28 e del 30 novembre, pochissimi giorni prima della morte. In quelle occasioni aveva toccato con mano “lo stato di grave sofferenza” del coniuge. Filiberto, forse per non allarmarla ulteriormente, l’aveva rassicurata dicendo che nel pomeriggio sarebbe stato visitato da un medico.

Non è bastato. Il 1° dicembre la situazione precipita: il malore improvviso in cella, la chiamata ai soccorsi, la corsa in ambulanza che si trasforma in un viaggio senza ritorno.

Ora la parola passa alla medicina legale. L’indagine dovrà chiarire se le condizioni di salute di Nunzio Filiberto fossero compatibili con la detenzione in carcere e se, nei giorni precedenti la morte, siano stati sottovalutati segnali che avrebbero richiesto un nuovo, immediato ricovero ospedaliero.

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