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La lista della vergogna al Giulio Cesare: se i mostri nascono tra i banchi buoni

- 30/11/2025
lista stupri

Nel bagno dei maschi del liceo della “Roma bene” compare un elenco con nove nomi: non è una bravata, è una minaccia. E mentre le istituzioni promettono rigore, fuori dal portone riaffiora un fantasma terribile: “Così nascono i mostri del Circeo”.

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Non sempre la violenza bisogno di lividi per fare male. A volte basta un pennarello, un muro sporco e l’anonimato vigliacco di un bagno della scuola. È successo al liceo Giulio Cesare, nel cuore del quartiere Trieste, la “Roma bene”. Lì dove studiano i figli della borghesia, quelli che dovrebbero avere tutti gli strumenti per capire il mondo, e invece, a quanto pare, non ne hanno per capire il rispetto.

Nel bagno dei maschi è apparsa una scritta. Non un insulto generico, no. Una lista. Titolo: “Lista degli stupri”. Sotto, nero su bianco, i nomi e i cognomi di nove studentesse. Nove ragazze messe alla gogna, offerte allo scherno, o peggio, alla minaccia, mentre si lavano le mani o corrono in classe tra un cambio dell’ora e l’altro.

scuola giulio cesare

La notizia non è rimasta chiusa tra quelle piastrelle. È uscita fuori grazie al collettivo “Zero_alibi”, che ha rifiutato di girare la testa dall’altra parte. Perché quel muro si può ridipingere, certo. Una mano di bianco e via. Ma quello che c’è dietro, quella “cultura” che arma la mano di chi scrive, quella non va via con la vernice. È una macchia che resta. “Il muro può essere cancellato, ma la cultura alla base del messaggio no”, dicono i ragazzi del collettivo. Hanno ragione.

E fa tremare i polsi la scritta apparsa fuori dal liceo, quasi una sentenza vergata sull’asfalto della coscienza collettiva: “Così nascono i mostri del Circeo”. Il riferimento è terribile, evoca fantasmi che questa città non ha mai davvero scacciato. Riporta alla mente la violenza cieca nata proprio in questi ambienti, tra la noia e il privilegio.

È intervenuta la politica, ovviamente. Il ministro Valditara parla di fatti gravi, di sanzioni dure. Ricorda che ora c’è l’educazione al rispetto nelle linee guida, che la scuola ha gli strumenti. Parole giuste, necessarie. Così come quelle della preside Paola Senesi, che ha firmato una circolare per condannare questi “ottusi graffiti vandalici” e richiamare ai valori della Costituzione. Tutto corretto. Ma basta?

Chiedetelo al padre di uno studente di quella scuola. Uno che non usa il linguaggio felpato della burocrazia. “Se io fossi il genitore di una ragazza menzionata, la considererei una vera e propria minaccia di violenza”, ha detto. Ed è qui il punto. Non è goliardia. Non è una ragazzata. È una minaccia. Questo padre racconta che non è la prima volta, che ci sono già stati scontri, tensioni con frange estremiste. Ma una lista di proscrizione sessuale segna un salto di qualità nell’orrore. Un “cambio di passo”, lo chiama lui, davanti al quale sembra che non si stia facendo abbastanza.

La risposta degli altri studenti, per fortuna, c’è stata. “Fuori i machismi dalle scuole”, hanno scritto sopra l’orrore. Una reazione sana, vitale. Resta però l’amaro in bocca. Resta la sensazione che in quella lista di nove nomi non ci sia solo la stupidità di un singolo, ma il sintomo di una malattia più profonda. Una malattia che ci ostiniamo a curare con le circolari, mentre nel bagno dei maschi, tra i banchi “migliori”, qualcuno sogna ancora di essere un predatore.

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