

NOLE CANAVESE (TO) – Istanti in cui il buio cala improvviso, anche in pieno giorno, anche in mezzo a una strada. È quello che è successo nelle scorse ore a Nole, piccolo centro del Canavese, dove il litigio tra due persone che condividono la vita si è trasformato, in una frazione di secondo, in una tragedia sfiorata per un soffio.
Tutto si è consumato sull’asfalto, sotto gli occhi atterriti del convivente. Una donna di 38 anni, al culmine di una discussione le cui parole sono ora perse nel vento, ha impugnato un’arma. Non l’ha puntata contro altri, ma contro se stessa, in quel gesto estremo e definitivo che racconta di un dolore o di una rabbia divenuti improvvisamente troppo grandi per essere contenuti.
Il colpo è partito. Il silenzio che segue questi momenti è solitamente il più assordante. La donna è crollata a terra, ma il destino – o forse il caso – ha deciso che non era ancora il momento di scrivere la parola fine. Quando i soccorritori del 118 sono arrivati a sirene spiegate, l’hanno trovata ancora lì, semicosciente, aggrappata a un filo di vita sul ciglio della strada.
La corsa verso l’ospedale di Ciriè è stata disperata, in codice rosso, con la paura che ogni secondo potesse essere l’ultimo. Eppure, dai primi accertamenti medici, emerge una speranza: il proiettile l’avrebbe raggiunta solo marginalmente al capo. Una questione di millimetri che separa il baratro dalla possibilità di un ritorno.
Ora restano le domande, quelle a cui dovranno rispondere i Carabinieri della compagnia di Venaria e la Procura di Ivrea, al lavoro per ricostruire la dinamica e capire come quell’arma fosse lì. Ma al di là delle indagini, resta lo sgomento per una vita giovane che ha rischiato di spezzarsi davanti a chi le stava accanto, testimone impotente di un dramma della fragilità umana che lascia una ferita aperta in tutta la comunità.
La 38enne combatte ora in ospedale, sopravvissuta a se stessa, mentre fuori si cerca di capire come un confronto domestico possa essere precipitato così velocemente nell’abisso.










