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MESSINA – Il ritorno della dignità: annullato il licenziamento, lavoratore reintegrato alla Social City

- 28/11/2025
Tribunale sezione Lavoro

Dafne Musolino, legale del lavoratore: “Questa sentenza conferma che la tutela dei diritti passa dal rispetto dei principi fondamentali e dall’oggettivo accertamento dei fatti: abbiamo contribuito ad affermare la Giustizia”.

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È una storia di riscatto umano e professionale quella che emerge dalle aule del Tribunale del Lavoro di Messina, una vicenda che restituisce il futuro a un uomo la cui carriera rischiava di infrangersi contro un muro di accuse non provate. Al centro della scena vi è un operatore socio-assistenziale (OSA), un lavoratore che ha vissuto mesi di angoscia dopo essere stato licenziato in tronco dalla Messina Social City, ma che oggi, grazie a una sentenza esemplare, riottiene il suo posto e, soprattutto, la sua onorabilità.

La vicenda ha inizio nel luglio del 2024, quando l’Azienda muove una contestazione disciplinare pesantissima nei confronti del dipendente. L’accusa è quella di essere la “gola profonda” dietro un articolo pubblicato dalla testata “Voce di Popolo”, nel quale venivano denunciate presunte carenze igienico-sanitarie e l’utilizzo improprio del personale presso la struttura “Casa Serena”. Secondo l’azienda, il lavoratore avrebbe rilasciato dichiarazioni false e fornito documenti interni a un giornalista, violando il rapporto di fiducia.

Il licenziamento per giusta causa arriva puntuale il 31 luglio, lasciando l’uomo senza lavoro e con un marchio infamante. Ma la giustizia, quando invocata con tenacia, sa guardare oltre le apparenze. Nel corso del giudizio, infatti, il castello accusatorio si è sgretolato. Il Giudice del Lavoro, Dott.ssa Rosa Bonanzinga, ha rilevato come la Messina Social City non abbia fornito alcuna prova concreta che collegasse il lavoratore a quell’intervista anonima, né tantomeno ha dimostrato che le dichiarazioni riportate dalla stampa fossero false.

La sentenza n. 2710/2025 è netta: il licenziamento è illegittimo per insussistenza del fatto materiale contestato. Non basta un sospetto per privare un uomo del suo sostentamento; servono prove che, in questo caso, non sono mai arrivate. Il Tribunale ha quindi ordinato l’immediato reintegro del lavoratore nel suo posto di lavoro e ha condannato l’azienda al pagamento di un’indennità risarcitoria pari a dodici mensilità, oltre al versamento dei contributi previdenziali e delle spese legali.

La Messina Social City, partecipata del Comune di Messina, era difesa dall’avvocato Santi Delia.

A condurre questa battaglia di diritto e di civiltà è stata la Senatrice Avvocato Dafne Musolino, che ha difeso il lavoratore smontando punto per punto le tesi aziendali. È lei a sintetizzare il valore profondo di questa vittoria, che va ben oltre il dato economico:

Esprimo grande soddisfazione per la sentenza del Giudice del Lavoro con la quale è stato annullato il licenziamento irrogato dalla Social City ordinando la reintegra del mio Cliente sul posto di lavoro e condannando inoltre l’Azienda al pagamento di un’indennità risarcitoria nei confronti del dipendente pari a dodici mensilità, oltre le spese legali. Questa sentenza conferma che la tutela dei diritti dei lavoratori passa dal rispetto dei principi fondamentali in tema di oggettivo accertamento dei fatti addebitati al dipendente, in mancanza del quale il disposto licenziamento è stato correttamente annullato dal Tribunale di Messina. L’impegno e la dedizione con i quali mi dedico alla mia professione da oltre 20 anni mi restituiscono il senso dell’alto onore di avere contribuito, anche con questa causa, ad affermare la Giustizia“.

Oggi, per quell’uomo di cui tuteliamo l’identità, finisce un incubo e ricomincia la vita lavorativa, con la consapevolezza che la dignità del lavoro è un bene che la legge sa ancora proteggere con forza.

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