
Manca l’insegnante per il tempo pieno e l’asilo chiude dopo tre ore: la fuga delle famiglie verso Milazzo per garantire ai figli un diritto che l’isolamento invernale nega.

Panarea d’estate è la vetrina luccicante della mondanità, il rifugio dei vip, il teatro degli yacht. Ma quando si spengono i riflettori di settembre e il mare si ingrossa, resta l’altra Panarea. Quella della gente che ci vive, che resiste al vento e all’isolamento. E in questa Panarea d’inverno, ci sono dei bambini che per lo Stato sembrano valere meno degli altri.
La notizia è breve, ma fa male come una sberla in pieno viso: la scuola dell’infanzia dell’isola resta aperta solo tre ore al giorno. Dalle dieci alle tredici. Si fa appena in tempo a entrare, togliersi il cappotto, fare un disegno e si è già fuori. Manca l’insegnante a tempo pieno. Pare che nessuno voglia restare sullo scoglio durante i mesi freddi. La solitudine fa paura, il mare che divide fa paura.
E così accade l’impensabile. I genitori, esasperati, protestano. Alcuni hanno già fatto le valigie, costretti a trasferirsi a Milazzo. Si emigra non più per cercare lavoro, come facevano i nostri nonni, ma per cercare un asilo. Si spacchettano le famiglie per garantire un diritto che la Costituzione definisce sacro, ma che la geografia rende un privilegio.
È un’Italia a due velocità, e non è quella del Nord e del Sud. È quella della terraferma e delle isole minori. Se ad Alicudi, scoglio ancora più impervio, si è riusciti a riaprire la scuola per due soli alunni, a Panarea vince la burocrazia dell’impossibile. Il dirigente scolastico di Lipari ha fatto tutto quanto si poteva, dicono, ma non è bastato.
La Cgil denuncia una “lesione del diritto allo studio” e parla di discriminazione territoriale. Hanno ragione. Non si può penalizzare un bambino perché è nato in mezzo al mare. Una scuola che chiude, o che funziona a singhiozzo, è un pezzo di futuro che si stacca e va alla deriva.
Dovremmo chiederci che Paese è quello che non riesce a mandare una maestra a Panarea, che lascia soli questi genitori. Un’isola senza scuola è destinata a diventare un museo, bello da vedere d’estate, ma vuoto di vita e di speranza quando arriva l’inverno.











