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ZANKLON. Stop al cemento: il Consiglio dice NO al “Palazzo Archimede”. Unanimità contro la speculazione

- 21/11/2025
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Affondato il maxi-progetto da 12 piani in viale Boccetta: 21 voti contrari su 21. Maggioranza e opposizione unite contro la Zanklon: «Prezzi folli e impatto devastante, basta cubature dissennate»

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Non è passato. Il muro di cemento di dodici piani che avrebbe dovuto ridisegnare, o forse stravolgere, lo skyline di viale Boccetta si è infranto contro un altro muro, ben più solido: quello dell’Aula consiliare. Giovedì sera, il Consiglio Comunale di Messina ha scritto una pagina rara di compattezza politica, bocciando all’unanimità il progetto “Palazzo Archimede”.

Il verdetto dell’Aula

Erano in ventuno a votare, su trentadue consiglieri. E tutti i ventuno presenti hanno premuto il tasto rosso. Un “no” secco, trasversale, che ha unito maggioranza e opposizione contro quella che è stata definita, senza troppi giri di parole, una «speculazione edilizia mascherata dietro il diritto allo studio». L’appello del presidente Pergolizzi per una maggiore presenza è stato accolto solo in parte (undici gli assenti), ma il messaggio politico è arrivato forte e chiaro: il progetto più imponente dei tre presentati dalla Zanklon Capital srl — società londinese con al timone il manager messinese Natale Giostra — è stato rispedito al mittente.

I numeri del “Colosso” e i dubbi sui costi

Sotto la lente d’ingrandimento c’era un gigante da 1.080 posti letto, una struttura che avrebbe chiesto deroghe significative alle altezze consentite per svettare su dodici livelli (due interrati) proprio accanto al liceo scientifico Archimede. Un’operazione da oltre 36 milioni di euro di fondi Pnrr, ma con una logica che ha fatto storcere il naso a tutti: 637,50 euro a stanza. Una tariffa considerata «esosa» e fuori mercato per uno studente medio, che ha fatto scattare l’allarme su quale fosse il reale interesse pubblico dell’opera.

Il coro delle opposizioni e della maggioranza

Il dibattito ha visto cadere gli steccati di partito. Se il vicesindaco Mondello e il dirigente Messina presidiavano i banchi dell’amministrazione, dagli scranni si è levata una voce sola. Alessandro Russo (Pd) ha toccato il nervo scoperto della sostenibilità e del futuro: «A noi servono studentati per sempre e non solo per 12 anni. Non vogliamo l’aumento dissennato delle cubature, perché contro le norme sismiche, contro la sostenibilità urbanistica, contro le logiche del Prg». Gli ha fatto eco Dario Carbone (FdI), parlando apertamente di cifre da capogiro e interrogandosi su come la Soprintendenza abbia potuto dare parere positivo in un contesto simile. Anche la Lega, con Oteri, ha bollato i prezzi come «illogici», sottolineando la necessità di tutelare le colline messinesi.

“Uno stupro del territorio”

Le critiche non si sono limitate all’aspetto economico. È emersa un’altra idea di città, lontana dalla cementificazione selvaggia. Da Calabrò (Pd) a La Fauci (Ora Sicilia), passando per Feminò (gruppi pro-Basile), Di Ciuccio (Forza Italia) e Villari (Misto), il leitmotiv è stato la rigenerazione urbana e sociale. La zona del Boccetta, già soffocata dal traffico e con criticità ambientali rilevate annualmente dall’Arpa, non avrebbe retto l’impatto. «Il rischio di uno stupro del territorio in una zona intasata», è stata la sintesi brutale ma efficace emersa dal dibattito, che ha confermato anche il parere negativo già espresso dalla IV Municipalità presieduta da Grasso.

Il bilancio finale

Con questo voto si chiude il trittico delle delibere sugli studentati privati. Dopo il “no” al progetto in Centro (con l’astensione del Dc Caruso) e il “sì” risicato e polemico al progetto “Policlinico”, il caso Archimede segna lo stop definitivo alla logica della deroga fine a se stessa. La scadenza del Pnrr al 30 giugno 2026 resta una spada di Damocle, ma Messina, stavolta, ha deciso che il prezzo da pagare in termini di vivibilità era troppo alto.

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