

Il tempo stringe. Anzi, è quasi scaduto. A Palazzo Zanca l’aria è pesante e l’allarme per i fondi del PINQUA (Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare) suona forte e chiaro. Milioni di euro, legati alle scadenze imposte dal PNRR, sono appesi a un filo. E l’Amministrazione comunale, dopo aver perso un tempo che sembra ormai incalcolabile, si ritrova a dover correre affannosamente per tappare le falle.
La prova di questo “affanno”, che sa tanto di panico da ultimo minuto, è arrivata ieri, nero su bianco, in un comunicato stampa che doveva rassicurare e che, invece, svela tutta la criticità della situazione.
È andato in scena l’ennesimo incontro: l’Assessore Roberto Cicala, con le governance al completo di Patrimonio Messina (Cacace e Picciolo) e A.ris.mè. (Gemelli e Bonasera). Oggetto? “Discutere del nuovo bando” per l’acquisto di alloggi e “rispondere alle domande dei mediatori”.
Leggendo tra le righe del trionfalismo di facciata (“impegno concreto”, “cabina di regia”, “grande opera di risanamento sociale”), emerge la vera notizia. L’Amministrazione, con Cicala a dettare la linea, ha dovuto partorire un “nuovo workflow”.
Perché un nuovo flusso di lavoro ora? Semplice: perché quello vecchio, evidentemente, non ha funzionato. E ora che la scadenza incombe, si tenta il miracolo: arrivare al rogito in 45 giorni.
Quarantacinque giorni. Nel labirinto della burocrazia messinese, su una materia complessa come la compravendita immobiliare pubblica, suona più come una barzelletta che come un obiettivo. Un tempo talmente surreale che lo stesso presidente della Patrimonio, Maurizio Cacace, è costretto ad ammettere che si sono dovuti “abbreviare i tempi” (finalmente se ne sono accorti) e, soprattutto, a lanciare un appello che sa di supplica.
Cacace, infatti, “chiede agli agenti immobiliari” – quelli che definisce “importantissimi” – di “collaborare… per la presentazione della documentazione… così da rendere meno farraginoso il processo”.
Tradotto dal burocratese: “Per favore, fate voi. Portateci le carte già pronte, controllate e bollinate, perché noi siamo lenti, il processo è ‘farraginoso’ e non abbiamo letteralmente più tempo da perdere”.
“Non rallentateci”
Il panico da cronometro è così evidente che il presidente di A.ris.mè., Fabrizio Gemelli, deve mettere le mani avanti, temendo che la macchina, già fragile, si inceppi del tutto. L’invito è disperato: “a non duplicare le domande e a non inviarle sia alla Patrimonio Messina che ad A.ris.mè. per non rallentare le procedure”.
Siamo al paradosso: l’ente pubblico che teme di essere “rallentato” da un cittadino o da un’agenzia che presenta due volte una domanda. È la fotografia di una struttura in evidente difficoltà, incapace di gestire un banale rischio di duplicazione, costretta a elemosinare efficienza all’esterno.
Il Rischio è Totale (e Bruxelles non fa sconti)
Mentre l’assessore Cicala parla di “continuare a rispondere all’esigenza di alloggi”, la verità è un’altra. Questa corsa è affannosa nell’ottica di un rinvio della data di scadenza del PNRR che da Roma e Bruxelles è quasi certo non arriverà.
La criticità è allarmante: questi alloggi sono la conditio sine qua non per procedere con lo sbaraccamento. Senza lo spostamento delle famiglie, i grandi progetti di rigenerazione urbana finanziati dal PINQUA (e quindi dal PNRR) non possono partire.
E il problema non è solo negli alloggi da comprare, ma in quelli da demolire. La mappa del risanamento è un campo minato di ritardi: esistono ancora 40 ambiti di baracche per i quali, ad oggi, non sono stati intrapresi nemmeno gli adempimenti minimi, neppure il censimento. Aree fantasma, ferme al palo, che rendono la scadenza PNRR del 2026 non un obiettivo difficile, ma pura utopia.
Se il Comune non compra le case entro i tempi stabiliti, l’intero castello crolla. I cantieri non partono, le opere non si realizzano e Messina perde l’ennesimo treno, restituendo milioni di euro. Il direttore Picciolo parla di “criticità e intervenire subito”, ma “subito”, a Messina, è una parola usata solo quando l’acqua è già arrivata alla gola.
E a Palazzo Zanca farebbero bene a togliersi dalla testa qualsiasi illusione su possibili “aiutini” o benevole proroghe. L’aria che tira in Europa è gelida: l’Italia ha avuto la fetta più grossa e grassa del PNRR, e ora deve pedalare. Gli altri Paesi membri, che stanno rispettando le scadenze con budget ben più risicati, non hanno alcuna intenzione di concedere sconti o rinvii a chi ha preso di più. Il messaggio per Messina è doppio: il tempo sta finendo non solo in città, ma anche e soprattutto a Bruxelles.










