
L’anno scorso, la città si era piazzata al 68° posto nel rapporto “Ecosistema Urbano”, un balzo di 28 posizioni che qualcuno aveva frettolosamente salutato come un’inversione di tendenza. Ora, la brusca picchiata

La breve illusione è durata appena un anno. Messina sprofonda di nuovo nei bassifondi della classifica nazionale sulla performance ambientale. Il Rapporto 2025 di Legambiente e Ambiente Italia, ripreso dal Sole 24 Ore, è una sentenza senza appello: la città scivola all’85° posto. Si conferma così, se mai ci fossero dubbi, la cronica incapacità delle metropoli meridionali di raggiungere livelli minimi di sostenibilità urbana.
L’anno scorso, la città si era piazzata al 68° posto nel rapporto “Ecosistema Urbano”, un balzo di 28 posizioni che qualcuno aveva frettolosamente salutato come un’inversione di tendenza. Ora, la brusca picchiata. Un ritorno alla normalità, si direbbe.
Il rapporto, basato su 19 parametri che fotografano aria, acqua, rifiuti, mobilità e ambiente in 106 capoluoghi, descrive un’Italia spaccata. Mentre al Nord si vola – Trento recupera la vetta, seguita da Mantova e Bergamo – il Sud affonda. La coda della classifica è un bollettino di guerra per il Meridione: Catania chiude al 100° posto, Palermo al 101°, Napoli alla 103a posizione. Un disastro che accomuna metropoli a centri medi e piccoli, da Reggio Calabria a Vibo Valentia.
Nemmeno nel contesto siciliano si riesce a brillare. Anzi. Se Ragusa (58°) ed Enna (63°) mostrano una qualche “dignità”, Messina si piazza mestamente all’85° posto. Peggio di noi, nell’isola, fanno solo Agrigento (86°), Siracusa (88°) e il trio di coda Caltanissetta (97°), Catania (100°) e Palermo (101°).
Ma sono i singoli indicatori a fotografare la paralisi. La mobilità sostenibile? Una barzelletta: a Messina si contano appena 1,45 metri di piste ciclabili ogni 100 abitanti. Il verde urbano accessibile? Un miraggio: 5 miseri metri quadrati pro capite. E l’acqua? Si perde. Le reti idriche cittadine disperdono più di un terzo del totale, uno spreco indegno condiviso con Palermo e Catania.
Se altrove si soffoca di biossido di azoto (Napoli, Catania) o si ha il record di auto in circolazione (80 ogni 100 abitanti a Catania), o si ignora la raccolta differenziata (Palermo al 19,7%), Messina contribuisce a questo quadro fallimentare con la sua immobilità. Il trasporto pubblico resta un miraggio per pochi: 39 viaggi pro capite a Catania, 59 a Palermo, numeri che certificano il fallimento della mobilità pubblica.
Oggi, a Roma, nelle sale ovattate di Palazzo Senatorio, si terrà la presentazione ufficiale del rapporto. Interverranno esperti di Istat, Enea, Ispra e membri della Commissione Ambiente. Si apriranno tavoli, si faranno analisi. Intanto, Messina resta inchiodata alla sua realtà: una delle realtà più critiche dell’isola, con priorità evidenti – mobilità, verde, acqua – che restano sistematicamente ignorate. La qualità della vita dei cittadini, evidentemente, può attendere.










