
L’Ars nega i fondi per il grande evento di San Silvestro. E mentre si sogna la ribalta nazionale, l’efficienza dei servizi per i più fragili resta una chimera.

Scende il sipario sul sogno più scintillante di Messina: il Capodanno 2026 non sarà trasmesso in diretta nazionale. Una notizia che colpisce al cuore l’inarrestabile vocazione della città a farsi palcoscenico. L’Assemblea Regionale Siciliana ha cancellato i 2 milioni di euro destinati a proiettare lo Stretto sugli schermi di Rai o Mediaset.
Un’amara delusione per chi già immaginava le luci della ribalta e i trenini di rito sotto gli occhi dell’Italia intera. Come si potrà superare un simile affronto? Come potrà la città riprendersi da questa mancata celebrazione? Domande legittime ed anche un po’ ironiche, lo confessiamo. Non le uniche che dovremmo porci.
Le priorità spente
Mentre si discute animatamente di questo “dramma mediatico”, lontano dai riflettori si consuma la quotidiana emergenza di chi è più fragile. La vera notizia, quella che non fa audience, è che l’ossessione per gli eventi spettacolari, per la Messina “città della musica”, dove, peraltro, i “musicanti” sono sempre gli stessi, ha messo in ombra la necessità di un’efficienza reale e capillare nei servizi sociali.
In una città che sogna di stupire la nazione per una notte, la vera sfida sarebbe stupire i propri cittadini per 365 giorni l’anno con un sistema di supporto che funzioni davvero. Parliamo del sostegno agli anziani, dell’assistenza ai disabili, della tutela dei minori, in una parola dei fragili: un apparato vitale che spesso arranca, impigliato in ritardi, sostituzioni di personale che rompono i rapporti di fiducia costruiti con fatica ed impegno, che ignora le esperienze, carenze che nessuna diretta TV potrebbe mai nascondere a chi li vive sulla propria pelle.
Viene da chiedersi, allora, se la priorità sia davvero quella di apparire o piuttosto quella di essere: essere una comunità che non lascia indietro nessuno, che investe le sue risorse migliori non solo nei lustrini di una notte, ma nella dignità di ogni giorno. Forse, e diciamo forse, lo stop imposto da Palermo potrebbe trasformarsi in un’inattesa opportunità per ricalibrare le priorità.
Forse, il miglior spettacolo che Messina possa offrire non ha bisogno di telecamere, ma di una silenziosa efficienza che illumini le vite di chi, oggi, vive nell’ombra.
