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L’oggi deluchiano Fragale che nella “Farfalla” del 2013 “tradì” Calabrò e la memoria ferrea dei “siterelli”. Corta quella di De Luca

- 03/10/2025
Fragale foto Tempostretto 2013

Capita, nella vita come in politica, che la memoria faccia cilecca. Un nome che sfugge, una data confusa, un impegno dimenticato. Peccati veniali, in fondo. Ma la faccenda si fa più seria quando a vacillare è la memoria storica di chi manovra le leve del potere, perché si rischia di imbarcare sulla propria nave chi, un tempo, si adoperò per affondarne un’altra. Per fortuna, a soccorso degli smemorati, ci sono gli archivi, e nell’era digitale questi archivi sono i “siterelli” del web: proprio quelli, spietati, precisi, senza riguardi per nessuno.

Torniamo indietro con il nastro, all’anno di grazia 2013. A Messina ferveva la battaglia per Palazzo Zanca. Tra le tante liste presentate a Palazzo dei Leoni, ne spiccava una dal nome quasi poetico: “La farfalla-libertà e partecipazione”. Un battito d’ali che sosteneva la corsa a sindaco di Felice Calabrò. Tra i candidati di quella compagine, desideroso di spiccare il volo, figurava un certo Emilio Fragale.

Le urne diedero il loro verdetto: ballottaggio. Da una parte Renato Accorinti, il professore-sindaco in pectore; dall’altra, appunto, Felice Calabrò, il candidato sostenuto dalla Farfalla e dal suo alfiere Fragale. La logica, quella cosa noiosa e prevedibile, avrebbe imposto una convergenza di sforzi per portare a casa la vittoria. Ma la politica messinese, si sa, ama il colpo di teatro più della coerenza.

E il colpo di teatro arrivò. Proprio quando la partita si faceva più dura, la memoria – quella dei “siterelli” e di voci informate e memori – ci racconta di una mossa sorprendente. Fu proprio l’avvocato Fragale, candidato con Calabrò, a rompere le righe, a proporre di dirottare i voti verso l’avversario Accorinti. Un’illuminazione sulla via di Damasco, versione Stretto di Messina, che di fatto contribuì a sbarrare la strada al candidato che la sua stessa lista sosteneva. Il risultato è storia: Calabrò perse, Accorinti divenne sindaco e di quella “Farfalla”, che ottenne il 2.86% dei voti, si persero presto le tracce. E Fragale rimase a casa.

Passano gli anni, cambiano i sindaci, le stagioni politiche, le alleanze. E oggi, chi ritroviamo nella stanza dei bottoni del sindaco Federico Basile, delfino dell’impero di Cateno De Luca? Proprio lui, Emilio Fragale, nel prestigioso ruolo di Capo Ufficio di Gabinetto (solo dal 30 settembre dopo un lungo periodo di attesa). L’uomo che diede un contributo non da poco alla vittoria di quell’Accorinti che De Luca ha sempre dipinto come l’origine di tanti mali cittadini, oggi è uomo di fiducia del suo successore designato.

Ah, i girandolismi fantastici della politica! Cateno De Luca, politico dalla memoria solitamente d’acciaio a ricordare torti e favori risalenti a decenni prima, pare abbia avuto un’amnesia proprio su questo capitolo. O forse, più probabilmente, vige la regola aurea secondo cui in politica non esistono nemici eterni, ma solo interessi convergenti. E una poltrona, si sa, è un ottimo collante per rinsaldare amicizie e cancellare vecchi peccati. Anche per interposta persona.

E la memoria? Quella, a quanto pare, è un lusso per i cronisti e per i cittadini. Per chi abita il Palazzo, è solo un fastidioso ingombro da riporre in soffitta. Almeno fino al prossimo giro di valzer.

puccio basile fragale