

di Fabrizio Bertè
Il messinese Antonio Mazzeo ha sessantaquattro anni e fa l’insegnante. Ma da oltre trent’anni fa anche il giornalista e negli ultimi giorni la sua popolarità è cresciuta a dismisura. Da Sky alla Rai fino alle più note testate nazionali. Tutti hanno parlato di un messinese che pur non essendo iscritto all’albo fa il cronista molto meglio di tanti altri “colleghi” che gli hanno manifestato una solidarietà di facciata.
Perché è figo dire che “Antonio Mazzeo è stato arrestato senza alcuna giustificazione dalle forze di difesa israeliane mentre si trovava in missione umanitaria”. È figo dire: “Facciamo di tutto per farlo tornare a Messina sano e salvo”. È figo dire: “È un italiano libero, un collega, un uomo”.
Antonio Mazzeo è un eccellente giornalista. Pur non avendo il tesserino. Chiamiamolo blogger. Chiamiamolo come ci pare. Ma dai suoi concittadini più ignoranti è conosciuto come “l’attivista pacifista e antimilitarista” per eccellenza. Ma soprattutto Antonio Mazzeo è un impiegato statale.
Ma riavvolgiamo il nastro. Perché Antonio Mazzeo è diventato famoso?
Il sindaco della città metropolitana di Messina Federico Basile forse potrebbe aver subito le pressioni dei “radical chic”. Tanti messinesi lo hanno “travolto” già dall’alba di domenica scorsa costringendolo a convocare d’urgenza e forse con poca lucidità un consiglio comunale straordinario con l’obiettivo di riportare a casa Antonio Mazzeo.
E di riflesso il suo leader politico Cateno De Luca lo ha avallato e a catena ha chiesto al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani e all’assemblea regionale di pressare la premier Giorgia Meloni e il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani con l’obiettivo di liberare il “pacifista” e “antimilitarista” da un presunto rapimento.
Ma chi ha rapito Antonio Mazzeo? “Rapitore Cercasi”.
Il docente messinese è tornato a casa molto velocemente. A spese del governo italiano. Com’è giusto che sia. E il consiglio comunale messinese alla fine a quanto pare non si è riunito. Forse il primo cittadino inconsciamente non ha valutato con attenzione la circostanza e i fatti? Una riedizione di una tempesta in un bicchier d’acqua.
E il sindaco di Messina di fatto è stato “accerchiato” e “assediato” dal solito “circoletto” messinese.
Ma facciamo un passo indietro. Alle 22.42 di sabato 26 luglio i soldati israeliani hanno abbordato e poi rimorchiato la nave Handala della Freedom Flotilla che voleva forzare il blocco marittimo al largo della Striscia di Gaza. Più una “bagnarola” adeguata per la pesca del salmone che una nave idonea al trasporto di merci.
Un film già visto appena un mese fa. La protagonista? La nota ventiduenne Greta Thunberg. La giovane svedese con un piccolo equipaggio aveva deciso di navigare con la nave Madleen noleggiata dalla Freedom Flotilla Coalition per portare solidarietà e beni di prima necessità e giocattoli ai bambini palestinesi. Ma lo scorso 9 giugno la nave Madleen è stata abbordata dalle forze israeliane mentre si dirigeva verso Gaza. L’esercito israeliano ha fermato la nave e ha trasferito i passeggeri all’aeroporto di Tel Aviv. E lì sono iniziati i rimpatri. Alcuni attivisti tra cui Greta Thunberg sono stati espulsi e rispediti a casa.
Il 13 luglio il secondo tentativo. Un film già visto. La nave Handala della Freedom Flotilla Coalition ha raggiunto Siracusa e poi è partita da Gallipoli. A bordo c’erano ventuno persone che canticchiavano “Bella Ciao” tra cui due italiani. Il docente messinese Antonio Mazzeo e l’attivista climatico barese Tony La Piccirella. I ventuno hanno voluto ripercorrere le orme della più nota Greta Thunberg. In tutti i sensi. Anche perché sapevano già come sarebbe andata a finire. Un copione già visto. Tanto che lo stesso Antonio Mazzeo aveva diffuso un videomessaggio ancor prima che la nave venisse abbordata: “Mi chiamo Antonio Mazzeo e vengo dall’Italia – aveva detto – Se state guardando questo video sappiate che sono stato intercettato in mare e sono stato rapito dalle forze di occupazione israeliane o da un paese complice del genocidio palestinese perpetrato da Israele. Faccio un appello a tutte e a tutti: fate pressione sul governo italiano affinché chieda il mio rilascio e quello di tutti coloro che si trovavano a bordo della nave Handala il prima possibile. Grazie”. Ma come faceva a saperlo?
Antonio Mazzeo è atterrato all’aeroporto di Roma alle 11.05 di lunedì 28 luglio. E fortunatamente stava bene. A Fiumicino però assieme ai suoi sostenitori e ai tanti attivisti e membri di organizzazioni c’era la polizia di frontiera che lo ha atteso e lo ha interrogato su un’iniziativa senz’altro encomiabile ma che alla fine purtroppo è risultata inconcludente. Eppure tutti ancora lo ringraziano. Ma per cosa?
Ma qui bisogna aprire un altro capitolo: il metodo. Quanti beni di prima necessità può portare una “carretta” come la nave Handala già carica di marinai e con ben ventuno attivisti e che ha dovuto appendere sulla facciata dell’imbarcazione giocattoli e peluche? Pochissima roba. E quindi probabilmente tutto si giocava sulle velleità dei ventuno viaggiatori. Tra cui il docente messinese.
A riprova di un’operazione di sola propaganda il video preregistrato di Antonio Mazzeo che parlava dell’attacco delle forze di difesa israeliane ancor prima che questo avvenisse.
Noi abbiamo pagato il costo del rimpatrio di Antonio Mazzeo e le multe comminate e lui sarà il portavoce dei diritti negati. Un nuovo candidato all’orizzonte?
La nave Handala galleggia a stento con un equipaggio di ventuno attivisti con annessi e connessi. Quante tonnellate di aiuti umanitari avrebbe potuto portare? Ben poco. Un’operazione sicuramente encomiabile nelle sue motivazioni ma probabilmente di sola portata pubblicitaria e che ha messo tra l’altro in difficoltà le cancellerie di paesi che stanno cercando effettivamente di inviare legalmente e concretamente aiuti umanitari a Gaza.
E poi? Apriamo un altro capitolo? Ma si. Facciamolo. Antonio Mazzeo ha scelto l’espulsione immediata. Ha preferito firmare subito la documentazione necessaria per il rimpatrio. Evitando così una detenzione prolungata e forse anche un possibile processo. In casi simili la normativa israeliana prevede infatti fino alle settantadue ore di custodia per chi non acconsente al rimpatrio volontario al momento dell’arresto. Antonio Mazzeo è partito lunedì mattina da Tel Aviv e all’aeroporto oltre alla polizia italiana lo ha atteso anche un caloroso “bentornato a casa” da parte dei rappresentanti delle associazioni AssoPacePalestina, Arci e Un Ponte Per. Oltre ai parlamentari di Alleanza Verdi e Sinistra e a un parlamentare del PD. E poi gli ex compagni di militanza della Democrazia Proletaria. E non sono mancati i messaggi, le prese di posizione e i comunicati del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle e dei partigiani messinesi guidati da un “evergreen” che una volta ha perfino rinnegato il suo nome: il professore universitario pensionato Giuseppe Restifo. Proprio lui ha bocciato l’intitolazione di uno spazio pubblico messinese a Norma Cossetto. Il motivo? “Era figlia di un fascista”. Ma è stata torturata, violentata e gettata viva in una foiba. Giuseppe Restifo da oltre vent’anni è nella commissione per la toponomastica del Comune di Messina ma rappresenta anche l’Anpi. Un evidente conflitto d’interessi? Guai a dirglielo: “Sarà un omonimo”. Così si era difeso. “Ma mi faccia il piacere”. Direbbe il grande Totò.
Ma i compagni di viaggio di Antonio Mazzeo come hanno accolto il suo rientro in patria? Il suo connazionale Tony La Piccirella per esempio ha deciso di non firmare la documentazione necessaria per il rimpatrio. Ha deciso di seguire fino in fondo i suoi princìpi e le sue idee. Giuste o sbagliate che siano. Subirà un processo? Forse. Anche lui adesso è rientrato in Italia e chiede a gran voce aiuti umanitari per Gaza. E chiede la pace. Tony La Piccirella ha resistito fino alla fine. Tutto l’opposto del più anziano messinese che in fretta e furia ha deciso di partire e si è svincolato dai suoi compagni di viaggio.
Ma riportiamo integralmente il post che Antonio Mazzeo ha pubblicato su Facebook prima di partire per Gaza. Dove sapeva che non sarebbe mai arrivato: “Domenica 20 luglio alle ore 10 salperà da Gallipoli l’imbarcazione Handala della Freedom Flotilla. Obiettivo? Raggiungere la Striscia di Gaza per rompere l’illegittimo criminale blocco israeliano agli aiuti umanitari alla popolazione palestinese vittima del genocidio orchestrato dal Governo Netanyahu e dalle forze armate di Tel Aviv e dai partner internazionali (governi USA e UE, aziende belliche, banche e società energetiche). Salvo imprevisti burocratici dell’ultima ora avrò l’immenso onore di poter condividere questa importante azione di lotta e solidarietà con uno splendido gruppo di compagne e compagni provenienti da numerosi paesi e il sostegno di migliaia di associazioni impegnate a fianco degli abitanti di Gaza e contro il sionismo genocida. Voglio ringraziare Freedom Flotilla Italia per l’instancabile sostegno e tutte le realtà locali che in Sicilia e in Puglia hanno accolto e coccolato Handala e il suo equipaggio. Un abbraccio in particolare alle compagne e ai compagni di Salento per la Palestina. Quanto fatto e quanto faranno è il segnale più bello di un Sud che vuole continuare a essere Ponte di Pace, Giustizia, Cooperazione e Culture nel rispetto e nella valorizzazione delle differenze. Che il vento e le onde ci consentano di guardare agli occhi delle bimbe e dei bimbi di Gaza con gli sguardi, lo stupore, la gioia e i timori dei tanti bimbi che al molo di Gallipoli hanno sostato pe ammirare la barca magica con gli orsacchiotti e i peluche da offrire agli amichetti dell’altro Mediterraneo”.
Ma che ha detto Antonio Mazzeo appena è atterrato in Italia? “Siamo profondamente arrabbiati per quello che è accaduto. Lo sapevamo che l’impresa di toccare Gaza sarebbe stata complicata. Però che si ripetesse a meno di cinquanta miglia di distanza dalla Striscia di Gaza un vero e proprio abbordaggio e assalto con il sequestro di ventuno persone no. Chiedo al governo italiano a a tutte le cancellerie europee dei paesi presenti di fare in modo che le persone ancora lì vengano rimpatriate nel minor tempo possibile”. Antonio Mazzeo ha parlato anche di “aggressioni fisiche e spintonamenti”. “Il mio interrogatorio è stato a dir poco indegno. Sono stato insultato e la traduttrice non ha voluto riportare le parole che mi sono state rivolte”. E stupore è stato espresso per la nota della Farnesina riportata dall’Ansa che affermava che all’equipaggio della nave Handala non sarebbe accaduto nulla. Il tutto ancor prima dell’intervento dell’esercito israeliano. “L’Italia sapeva tutto e questo è un fatto grave perché il Mare Nostrum ormai è di Israele e possono continuare a fare quello che vogliono”. Anche una “frecciatina” allo stesso governo che in fretta e furia si è attivato e ha pagato per riportarlo a casa dunque. E il solito slogan: “Fate in modo che la nave Handala con tutti gli aiuti umanitari e soprattutto con i giocattoli venga subito dissequestrata”. Soprattutto con i giocattoli. Avete sentito bene. I bambini muoiono? Vengono bombardati? E qual è la miglior difesa? Un giocattolo. Ok.
E si è mobilitato anche il sindaco di Taormina Cateno De Luca: “Esprimiamo grande soddisfazione per il rilascio del professor Antonio Mazzeo che è stato arrestato dalle forze di difesa israeliane nei pressi di Gaza durante una missione umanitaria. Ringrazio il governo nazionale per l’importante lavoro diplomatico svolto in queste ore. Un sentito ringraziamento va anche al presidente dell’assemblea regionale siciliana Gaetano Galvagno che ha prontamente accolto l’appello lanciato da Sud Chiama Nord rendendosi disponibile a convocare un’apposita seduta parlamentare in accordo con il Governo per affrontare la vicenda”. Una vicenda però già scritta e ampiamente conclusa. Era davvero necessario l’intervento di Sud Chiama Nord per le Autonomie? Probabilmente no. E il sindaco di Messina Federico Basile? Con il suo intervento potrebbe essersi accaparrato anche un elettorato nuovo di zecca. E infatti su Facebook fioccano i “cuoricini” anche dei suoi storici oppositori e avversari politici: “Accogliamo con grande piacere la notizia del rilascio del professor Antonio Mazzeo. Ringrazio il ministro degli esteri Antonio Tajani e il Governo per essersi prontamente attivati mettendo in campo ogni sforzo diplomatico necessario per ottenere la liberazione di Antonio e degli altri attivisti coinvolti. Ti aspettiamo a Palazzo Zanca!”.
Nel frattempo lunedì pomeriggio il coordinamento Messina-Palestina si è riunito di fronte alla prefettura per condannare il genocidio. Tutto giusto. Ma al volenteroso Antonio Mazzeo e ai suoi sostenitori va ricordato che Messina è piena di bambini e famiglie intere che vivono in condizioni di povertà assoluta e di estremo disagio e che avrebbero bisogno di un aiuto concreto. Ma i partigiani e i “vecchi nostalgici” preferiscono forse guardare lontano. Troppo lontano. Talmente lontano da non concludere niente.Venerdì mattina alle 10 Antonio Mazzeo è stato ricevuto dal sindaco di Messina Federico Basile. Un nuovo alleato per il primo cittadino peloritano? O magari un futuro avversario politico? Chi lo sa.
“Tutti i ventuno attivisti che hanno navigato a bordo della nave Handala della Freedom Flotilla sequestrati in acque internazionali dalle forze armate di Israele e poi illegalmente detenuti in carcere sono finalmente liberi – ha scritto su Facebook Antonio Mazzeo che martedì sera a Lecce ha incontrato amiche e amici della Rete di Salento per la Palestina – Continuiamo a tenere alta l’attenzione e non lasciamo soli i volontari della Freedom Flotilla. Restiamo vigili. Restiamo in lotta”.
“Venerdì 1 Agosto alle ore 10 ricordando le finalità della missione umanitaria di Gaza mi recherò a Palazzo Zanca per ringraziare a nome mio e dell’intero equipaggio l’amministrazione comunale di Messina e la cittadinanza peloritana per il sostegno la solidarietà e la vicinanza espresse in questi giorni – ha scritto su Facebook Antonio Mazzeo che intanto è rientrato in possesso del suo cellulare – Su Handala viaggiava l’umanità intera per portare un poco di umanità dove l’umanità è stata cancellata sotto le bombe di Israele. E sono orgoglioso che di quella umanità ha fatto parte la città in cui sono nato e cresciuto e in cui lavoro come insegnante. E anche Tony La Piccirella è tornato in Italia! Una gioia immensa dopo tante ore di preoccupazioni e dolore per le notizie sulle disumane condizioni in cui sono state/i tenute/i le sorelle e fratelli con cui abbiamo condiviso il sogno di portare un po’ di umanità a Gaza dove l’umanità è stata cancellata dai crimini genocidi di Israele. E adesso liberate Chris e Hatem!”. Disse colui che ha deciso di rientrare in Italia di corsa.Insomma. Tanto rumore per nulla. Una tempesta in un bicchier d’acqua. Ma un nuovo “eroe” da celebrare in riva allo Stretto. A Messina. In una città in cui il crollo demografico è sotto gli occhi di tutti e in cui i cittadini sono sempre di meno.
Nel frattempo oltre duecentosessanta docenti dell’Università di Messina hanno chiesto alla rettrice Giovanna Spatari d’interrompere l’accordo quadro con la Hebrew University di Gerusalemme. Tra loro anche l’ex rettore Salvatore Cuzzocrea. Peccato però che il 3 maggio del 2021 proprio Salvatore Cuzzocrea assieme al rettore della Hebrew University of Jerusalem Barak Medina aveva sottoscritto l’accordo quadro di cooperazione internazionale con lo scopo di “promuovere attività didattiche, di ricerca e culturali congiunte così come scambi scientifici nelle aree di mutuo interesse” onde “mantenere i più alti standard di insegnamento e ricerca, tenere il passo con i trend accademici e condividere le innovazioni”. Ma guai a chiamarlo “marketing”.









