

Si è svolto nella Chiesa di Santa Maria Annunziata il convegno “Il Rinascimento storico‑culturale di Santa Lucia del Mela: il Borgo Sacro dalla Storia alla Comunità: radici per un futuro consapevole”, organizzato da C‑Eve SRL nell’ambito del progetto BORGO SACRO DI SANTA LUCIA DEL MELA finanziato con il PNRR M1C3 – Investimento 2.1 “Attrattività dei borghi”.
L’iniziativa ha messo al centro la trasmissione della memoria collettiva alle nuove generazioni con un linguaggio multimediale e coinvolgente, la promozione della fruizione culturale del Borgo Sacro e la creazione di una rete attiva tra istituzioni, scuole, associazioni e cittadini per la cura del patrimonio. La giornata ha intrecciato ricerca storica, narrazione divulgativa e strumenti digitali, evidenziando come le radici del Borgo Sacro forgiate tra XIII e XIV secolo siano ancora oggi un motore di coesione sociale, crescita culturale e responsabilità civica.
“Ci siamo ritrovati come comunità attorno al nostro Borgo Sacro e alle sue radici, con l’impegno di trasformare la memoria in progetto. Il Comune sosterrà con convinzione una rete stabile tra istituzioni, scuole e associazioni per una fruizione del patrimonio che sia inclusiva, educativa e responsabile. Il passato è un capitale civico: la nostra responsabilità è farne il motore di un futuro consapevole”. Lo ha detto durante i saluti istituzionali il vicesindaco di Santa Lucia Angelo Letizia del Mela.
A seguire un intenso intervento di Padre Paolo Impalà sul legame profondo tra il Comune e la sua storia religiosa, con particolare attenzione alla tradizione delle confraternite e alla rilevanza del culto nella vita comunitaria. Ha preso poi la parola Rosario Basile, Presidente e Storico della Storia Patria Luciese. Ha parlato delle “pietre miliari” del Due‑Trecento che resero Santa Lucia del Mela un unicum nel Regno di Sicilia: la genesi della Prelatura nullius e della Cappellania Maggiore e le loro ricadute sulla vita sociale, economica e artistica del Borgo Sacro.
“Tra il Due e Trecento – ha detto Basile – si definiscono gli assi identitari del nostro borgo: la Prelatura nullius e la Cappellania Maggiore non furono solo istituti giuridici, ma dispositivi che plasmarono la vita sociale, l’economia e l’arte. Coltivare la memoria con metodo è una scelta civica: rende più forte la coscienza comunitaria e orienta le politiche culturali”.
Poi è toccato all’artista Santo Arizzi che ha presentato uno dei progetti realizzato nell’ambito del progetto attraverso un video dedicato alle confraternite luciesi, pensato per coinvolgere il pubblico giovane attraverso un racconto audiovisivo accessibile e rigoroso. “Il linguaggio audiovisivo – spiega Arizzi. ci permette di raccontare le confraternite in modo vicino ai giovani, senza rinunciare al rigore. Le storie, i riti, le opere di carità parlano dell’identità di Santa Lucia del Mela e invitano alla partecipazione. Questo progetto nasce per essere condiviso: la memoria si rafforza quando diventa esperienza collettiva.”
Molto interessanti le statue realizzate da Arizzi nel Borgo. “Le statue luminose in vetroresina- spiega ancora l’artista-sono dedicate alle molteplici confraternite che in passato animarono la Città di So Mela e hanno lobiettivo di accendere i riflettori su una pagina di storia dimenticata della cultura luciese. In un tempo appartenuti a queste congregazioni religiose, raffigurano i “Babbaluci” (confratelli incappucciati), tutti e progettati specificamente per ogni postazione. La luce interna che le attraversa è pensata metaforicamente con riaccensione dell’interesse verso queste confraternite ormai scomparse dalla vita cittadina”.
Ad impreziosire il convegno anche una panoramica a cura di Libero Rappazzo, vicepresidente e Storico della Storia Patria Luciese, sulle opere d’arte custodite all’interno della Concattedrale di Santa Lucia del Mela, con una lettura integrata del patrimonio e delle sue necessità di valorizzazione.
“La Concattedrale – sottolinea Rappazzo custodisce un patrimonio straordinario che merita letture integrate: dalle pale d’altare alle suppellettili, dai marmi policromi alle opere lignee. Offrire chiavi di interpretazione e percorsi tematici significa mettere le persone nelle condizioni di comprendere e prendersi cura. Valorizzare vuol dire anche programmare la conservazione”. Conclusioni da parte degli ospiti del convegno che insieme concordano nel sostenere la conservazione e la manutenzione programmata delle opere d’arte, favorendo buone pratiche e la sensibilizzazione civica e d incentivare la partecipazione dei cittadini alla cura dei beni comuni, con azioni di volontariato culturale.










