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CASO MACRÌ: TRASFERIMENTO LAMPO O “KILLERAGGIO SINDACALE”? LA VARDERA ALZA LE BARRICATE A MESSINA

- 19/12/2025
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Il deputato regionale al fianco del dottor Macrì, spedito a Milazzo 24 ore dopo la denuncia sugli “imboscati” negli uffici. L’ASP minaccia querele, ma la replica è durissima: “Non è un trasferimento tecnico, è intimidazione contro chi tocca i parenti dei politici. Pazienti abbandonati per ritorsione”.

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MESSINA – Non è un trasferimento qualunque, è un caso politico che smuove i corridoi dell’ASP di Messina. Davanti alla sede dell’USL 5, il deputato regionale e leader di Controcorrente, Ismaele La Vardera e il medico sindacalista del COAS, Mario Macrì, hanno scoperchiato quello che definiscono senza mezzi termini un “killeraggio sindacale”.

Al centro della tempesta c’è un provvedimento disciplinare che ha il sapore amaro della ritorsione: Macrì è stato trasferito d’urgenza da Messina all’ospedale di Milazzo esattamente 24 ore dopo che il suo nome (e la sua denuncia) erano risuonati nell’Aula parlamentare per bocca di La Vardera.

Il Fatto: La cronologia del sospetto

La sequenza temporale denunciata nel faccia a faccia è implacabile:

  • Giorno 1: La Vardera legge in Aula una nota sindacale firmata da Macrì. Il testo è esplosivo: denuncia la presenza di medici “imboscati” negli uffici amministrativi, molti dei quali con cognomi pesanti, legati alla politica (“Parentopoli”).
  • Giorno 2: Arriva l’ordine di servizio per Macrì. Destinazione: Milazzo. Motivazione: colmare una “carenza cronica”.

“Una carenza cronica e risaputa diventa improvvisamente un’emergenza il giorno dopo il mio intervento in Aula?” tuona La Vardera. “Questo non è un trasferimento tecnico, è un messaggio intimidatorio per chi alza la testa”.

Il Disservizio: Pazienti lasciati alla porta

Mentre la burocrazia muove le sue pedine, a farne le spese sono i cittadini. Mario Macrì, specialista in radiologia e nutrizione artificiale (campo da cui era già stato esautorato nel 2022), racconta un retroscena inquietante sull’esecuzione dell’ordine. Il trasferimento è stato talmente repentino da costringerlo a lasciare i pazienti fuori dalla porta. “C’erano anziani, pazienti oncologici in attesa. Ho dovuto abbandonare il servizio su due piedi sotto minaccia di provvedimenti”, spiega il medico.

Il paradosso? Per coprire il buco creato a Messina e spostare Macrì a Milazzo, l’azienda avrebbe ordinato a un primario di Milazzo di coprire il turno se Macrì non si fosse presentato. Un gioco delle tre carte sulla pelle dell’assistenza sanitaria.

Lo Scontro Istituzionale: “Vogliono querelare un deputato”

La vicenda assume contorni grotteschi con la reazione dell’ASP. Invece di rispondere nel merito delle accuse sugli “imboscati”, l’Azienda ha minacciato di querelare La Vardera per le sue dichiarazioni ispettive.

“Vergogna,” attacca il deputato regionale. “L’ASP di Messina mi minaccia di querela intimidendo un deputato regolarmente eletto che svolge funzioni di controllo. Pensano di farmi paura? Io li porto in Commissione Sanità. Conosco chi siete e chi vi ha nominato”.

La Vardera: “Non mollo, rilancio”

Il deputato ha scelto di abbandonare i lavori parlamentari in segno di protesta per scendere fisicamente a Messina e presidiare la sede USL. Nel post che accompagna la sua denuncia social, La Vardera non usa giri di parole:

“HO LASCIATO PER PROTESTA I LAVORI IN PARLAMENTO PER VENIRE A TROVARE IL MEDICO CHE “CASUALMENTE” DOPO AVERLO CITATO IN AULA, IL GIORNO DOPO È STATO TRASFERITO. L’ASP DI MESSINA DICE CHE MI VUOLE QUERELARE INTIMIDENDO DI FATTO LE FUNZIONI ISPETTIVE DI UN DEPUTATO. Amici, se pensano di colpire qualcuno sappiano che io non solo non mollo, rilancio: la vicenda del sindacalista trasferito, dopo guarda caso aver fatto il suo nome in aula, apre scenari inquietanti sulla sanità. Sono a Messina in conferenza stampa per denunciare questa assurdità.”

Le Iniziative Future

Nonostante il clima teso, un primo risultato sembra essere stato raggiunto. “Dopo la nostra denuncia e il polverone alzato,” conclude La Vardera, “pare che l’Assessorato voglia finalmente mettere fine alla storia dei parenti dei politici imboscati negli uffici”.

L’obiettivo dichiarato è chiaro: riforma totale. La Vardera promette di smantellare questo “sistema paramafioso” (come definito nel video in riferimento alle logiche di potere) e di portare la questione fino in tribunale se necessario, a difesa non solo del sindacalista Macrì, ma del diritto alla salute dei siciliani, oggi ostaggio di faide interne e burocrazia punitiva.

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