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La rivolta dell’Archimede contro i ritardi Pnrr. Gli studenti: «Siamo indietro di due anni, a rischio i fondi»

- 15/12/2025
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Niente lezioni, ma presidio ai cancelli: nel mirino la burocrazia che blocca il restyling. Il timore: «Se salta il 2026, paga la Città Metropolitana?». È lo specchio di una Sicilia che rischia di restituire milioni all’Europa.

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Non sono rimasti a casa a dormire, sono scesi in strada per difendere il loro diritto allo studio. Stamattina il liceo scientifico “Archimede” ha alzato la voce: la maggioranza degli studenti non è entrata in classe, scegliendo il picchetto e il megafono per denunciare un’emergenza che rischia di ipotecare il futuro dell’istituto.

Al centro della protesta non c’è la voglia di vacanza, ma la paura concreta dei ritardi sul Pnrr. «Siamo indietro di un anno e nove mesi», urlano i rappresentanti davanti ai cancelli. Il calcolo è impietoso e la scadenza del 2026, termine ultimo imposto dall’Europa, si avvicina come una mannaia. Se i lavori non si chiudono in tempo, i fondi svaniscono. «La palla passerà alla Città metropolitana di Messina – spiegano i ragazzi con lucidità – e temiamo di finire deportati in un istituto satellite».

La mobilitazione ha incassato l’appoggio non scontato della dirigente scolastica Laura Cappuccio, ringraziata pubblicamente «per il sostegno alla mozione». Un dettaglio che certifica come il problema sia reale e condiviso: piove nei corridoi, la struttura chiede un restyling radicale, ma tutto è fermo al palo. Giovanni Orfila, rappresentante degli studenti, punta il dito contro il mostro burocratico: «Abbiamo subito varie traversie, ricorsi delle ditte, nuove aggiudicazioni dopo dieci mesi. Così il ritardo ha superato l’anno e mezzo. Siamo messi in secondo piano dalla burocrazia siciliana».

Il caso dell’Archimede diventa così l’emblema di un rischio che corre tutta Messina (e la Sicilia intera): perdere il treno irripetibile del Pnrr per l’incapacità di gestire le procedure. «L’occupazione al momento non è in programma», precisano gli studenti. Oggi è stato un avvertimento: o si accelera, o i milioni destinati alla scuola torneranno a Bruxelles, lasciando a Messina solo i calcinacci e i debiti.

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