
Mentre la politica si scontra sulle nomine, emerge il “doppio binario”: la riforma annunciata dal Governatore non tocca le Aziende ospedaliere universitarie, dove resta in vigore la regola della terna proposta dal Rettore.

Il risiko delle nomine sanitarie in Sicilia segna un punto di svolta decisivo, ma non privo di contraddizioni. Ieri, dalle stanze di Palazzo dei Normanni, è arrivato il via libera che ridisegna gli assetti dei vertici ospedalieri della Sicilia orientale: la Commissione Affari Istituzionali dell’Ars ha espresso parere favorevole alla nomina di Giorgio Giulio Santonocito come nuovo direttore generale del Policlinico “G. Rodolico-San Marco” di Catania.
Quella che potrebbe apparire come una manovra squisitamente catanese è, nei fatti, la chiave di volta attesa per la sanità messinese. La mossa del governo regionale scioglie i nodi burocratici e politici che tenevano in stallo le procedure, riflettendosi immediatamente sulla città dello Stretto. Con il trasferimento e l’insediamento di Santonocito ai piedi dell’Etna, si libera ufficialmente la casella per la guida del Policlinico di Messina. Si apre ora la fase operativa per colmare il vuoto al vertice dell’Azienda ospedaliera universitaria peloritana, una nomina fondamentale per la programmazione a lungo termine in una delle strutture più strategiche dell’isola.
L’eccezione universitaria: dove la riforma non arriva
A rendere la vicenda politicamente complessa è un paradosso tecnico-normativo che rischia di passare inosservato. Mentre il governatore Schifani annuncia a gran voce una riforma sui metodi di selezione dei manager della sanità, paradossalmente questa “nuova procedura” non troverà applicazione per i Policlinici universitari. Per le aziende ospedaliere universitarie vige infatti un iter differente, un’autonomia che blinda il ruolo dell’Accademia: spetta al Rettore del singolo Ateneo fornire all’assessore alla Salute la cosiddetta “terna” di nomi. È all’interno di questa ristretta rosa, indicata dall’Università, che la Regione deve obbligatoriamente scegliere il direttore generale. Un meccanismo che, di fatto, sottrae queste specifiche nomine alle logiche della riforma generale annunciata dalla presidenza e mantiene in vita il vecchio sistema di concertazione tra Atenei e Regione.
Lo scontro politico: le “incongruenze” denunciate dal PD
Proprio su questo scollamento tra annunci e realtà si è consumato lo scontro in Commissione. Se la maggioranza ha blindato il nome del manager, il Partito Democratico ha alzato le barricate. In una nota di fuoco, il gruppo parlamentare Dem all’Ars ha sottolineato quelle che definisce gravi «incongruenze»:
«Con la mano destra il presidente della Regione, Schifani, annuncia riforme sul metodo di nomina dei manager della sanità, intanto con la mano sinistra fa passare in prima commissione all’Ars il nome di Giorgio Santonocito al Policlinico di Catania».
I deputati del PD, compatti con gli altri esponenti delle opposizioni presenti in commissione, hanno votato contro la ratifica, segnalando una distanza siderale tra la narrazione del cambiamento e la gestione reale delle poltrone. Nonostante le polemiche, il tassello etneo è stato posizionato e ora, con le regole del “vecchio” sistema universitario, la palla passa a Messina.










