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Il gennaio della verità: la Procura chiede al Riesame i domiciliari per Cuzzocrea

- 10/12/2025
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MESSINA – Non sarà un inizio d’anno come gli altri per l’Università di Messina, né tantomeno per il suo recente passato. C’è una data cerchiata in rosso sul calendario del palazzo di giustizia, ed è l’8 gennaio. Quel giorno, nelle aule del Tribunale del Riesame, si giocherà una partita decisiva che va ben oltre la cronaca giudiziaria: si discuterà la libertà di movimento dell’ex rettore Salvatore Cuzzocrea.

La Procura di Messina non arretra. I magistrati insistono per l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari. Non bastano le dimissioni, non basta il tempo trascorso: secondo l’accusa, il rischio è ancora attuale. Sul tavolo dei giudici pende un’accusa pesante, quella di peculato, un reato che parla di fiducia tradita e di risorse pubbliche dirottate.

Sullo sfondo di questa udienza si staglia l’eco dei due sequestri scattati nelle scorse settimane: un “tesoretto” di circa 2,5 milioni di euro bloccato dalla Guardia di Finanza. Una cifra enorme, composta da un sequestro preventivo e uno per equivalente, che secondo gli inquirenti corrisponderebbe all’ammanco generato nelle casse dell’Ateneo attraverso quello che viene definito un «sofisticato meccanismo».

È questa la frase che risuona come un atto d’accusa tombale. Secondo la ricostruzione, Cuzzocrea, nel suo ruolo di responsabile scientifico di numerosi progetti affidati al dipartimento ChiBioFarAm (Scienze Chimiche, Biologiche, Farmaceutiche ed Ambientali), avrebbe gestito i fondi destinati alla ricerca come un bancomat personale nel quadriennio 2019-2023.

Ma è il “nuovo” che preoccupa e che motiva l’urgenza della Procura. Nell’atto d’appello firmato dalla procuratrice aggiunta Rosa Raffa e dalle sostitute Liliana Todaro e Roberta La Speme, emerge un dettaglio che potrebbe cambiare le sorti del processo cautelare. La Guardia di Finanza, attraverso un minuzioso supplemento investigativo, avrebbe scoperto che il legame tra l’ex rettore e la gestione dei progetti non si è reciso con le dimissioni o con l’avvio dell’inchiesta.

Secondo gli investigatori, l’affidamento di incarichi all’ex Magnifico non si è fermato al 2024. Le carte parlerebbero di una continuità operativa che si proietta anche nel 2025. È questo il punto nevralgico su cui batterà l’accusa l’8 gennaio: se Cuzzocrea è ancora “nel sistema”, se gestisce ancora incarichi e progetti, allora il rischio di reiterazione del reato o di inquinamento probatorio – secondo la tesi dell’accusa – non è un’ipotesi scolastica, ma una realtà concreta.

Mentre la città osserva attonita l’evolversi di una vicenda che ha scosso le fondamenta dell’istituzione culturale più importante dello Stretto, l’udienza di gennaio assume i contorni di uno spartiacque. Non si tratta più solo di rimborsi facili o spese gonfiate; si tratta di capire se quel sistema di potere e gestione sia stato davvero disattivato o se, sottotraccia, continui a operare.

ermellino rettori
ermellino rettori