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Musolino (Iv): «Messina apra gli occhi: dagli arresti eccellenti al fallimento dei servizi, il sistema del “potente di turno” ha fallito»

- 06/12/2025
Musolino

Musolino “Messina siamo noi messinesi, il momento è adesso.

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Se i fatti narrati nelle agenzie di stampa relativi all’arresto del prof. Stagno d’Alcontres troveranno conferma giudiziaria, allora bisognerà che una volta e per tutte i messinesi aprano gli occhi sulla loro città e la smettano di pensare che tutto si può sempre aggiustare o, al limite, sistemare semplicemente non pensandoci più di tanto credendo al vecchio adagio che così va dappertutto.
Perché no, non va così dappertutto e a Messina le recenti inchieste giudiziarie e le misure cautelari adottate da ultimo proprio con riferimento a due figure apicali del mondo della sanità e della ricerca messinesi, ci impongono una presa di coscienza.

«Basta con la favola della città più bella del mondo»

Smettiamola di raccontarci la favola che Messina è la città più bella del mondo e cominciamo ad ammettere che Messina è una città per pochi, che offre opportunità lavorative scarse e inadeguate alle figure professionali di cui disporrebbe, dove ogni giorno almeno 10 giovani decidono di andare via perché non hanno possibilità di trovare un lavoro che valorizzi il loro percorso di studi.

Ma Messina non tratta bene neppure quella fascia di cittadini che appartengono alle categorie cosiddette disagiate. Non si sono ancora sopiti gli echi della seduta di commissione consiliare nella quale, dopo una accorata relazione offerta da padre Nino Basile presidente della Caritas di Messina e dal dott. Angelo Costantino, già garante per l’infanzia e da poco rientrato nei ruoli dei giudici onorari del Tribunale dei minori di Messina, qualche consigliere non ha trovato nulla di meglio da dire se non accusare la Chiesa di non fare abbastanza.
Già c’è chi prova a manifestare un sostegno tardivo sperando così di silenziare la polemica, riconducendola a una falsa rappresentazione di scontri personali laddove la questione, oltre alla sua penosa trattazione nel civico consesso, esprime bene il grado di disinteresse di questa amministrazione verso le reali emergenze cittadine.

I giovanissimi a Messina soffrono, c’è un alto tasso di dispersione scolastica con riferimento al mancato completamento del ciclo di studi, i giovani maggiormente vulnerabili sono sospesi tra l’incertezza di un futuro che appare sempre meno alla loro portata e le sirene di quei mezzi di distrazione come la droga o il gioco d’azzardo che ottundono i loro sensi e li rendono schiavi di dipendenze anche sessuali.
E di fronte a questo dato, confermato anche nella relazione del Procuratore dei Minori che ha parlato di un aumento di oltre il mille per cento di fascicoli aperti presso il tribunale, le istituzioni cittadine continuano nella loro litania: abbiamo intercettato finanziamenti, abbiamo presentato progetti. Ma poco rileva se poi questi progetti non aiutano chi soffre e non migliorano la qualità della vita dei messinesi!

Messina soffre anche per la condizione dell’edilizia popolare, dove ai proclami di imminenti ristrutturazioni e prossime nuove edificazioni, nessuno sembra interessarsi alla sorte di chi vive nel disagio abitativo, a quegli ultimi che vengono ospitati in strutture dove il personale viene sostituito in modo repentino come se tutti i servizi fossero fungibili e i lavoratori intercambiabili tra di loro.


Su Casa Serena sembra essere ormai calato un silenzio tombale: quel complesso immobiliare sito sulla collina di Montepiselli che ospitava gli anziani messinesi, e che avrebbe dovuto essere ristrutturato circa 3 anni con fondi regionali, non compare neppure più nelle trionfalistiche relazioni del sindaco, forse perché ad ammettere un flop del genere non basta tutta la faccia tosta alla quale ci hanno abituato, ma servirebbe quel tanto di umiltà che evidentemente manca per ammettere che molti progetti, dopo avere perso i relativi finanziamenti, ed essere stati rimodulati (che significa che li hanno spostati su altri fondi, sottraendo quelle risorse ad altri obiettivi), hanno finito semplicemente per essere accantonati. Per incapacità o forse chissà perché si prospettano altre utilità da raggiungere.

«Svegliamoci. Una città per pochi dove l’I-hub è un prato e i giovani scappano dal clientelismo»

Non c’è retorica più contrastata dai fatti di cronaca di quella che riguarda l’ihub, per il quale l’amministrazione ha dovuto alla fine gettare la spugna sostituendo un complesso edilizio che avrebbe dovuto ospitare le start up, con uno spazio verde per fare magari concerti (la vera essenza dell’amministrazione Basile), spostando l’ihub ad un futuro futuribile in un sito che al momento non è neanche disponibile. Ci vuole molta immaginazione per credere che davvero verrà realizzato, e soprattutto ci vuole un margine di tempo di cui le nuove generazioni non dispongono, e infatti vanno via!


Messina pensa poco anche al futuro: nessuno si chiede con quali soldi il Comune potrà gestire un giorno questo patrimonio immobiliare che va costituendosi giorno dopo giorno. Mantenere un immobile è ben più oneroso di costruirlo, come ben sanno i vari IACP della Sicilia che si trovano a farsi conti con immobili spesso inadeguati che richiederebbero spese notevoli per il loro efficientemento ma che non vengono sistemati semplicemente perché non ci sono soldi.
Messina oggi festeggia nuovi acquisti immobiliari, ma siamo sicuri che domani non si presenterà un conto salato che nessuno riuscirà ad onorare? Nell’ansia di apparire i migliori, quelli che sanno spendere meglio, forse gli amministratori si sono dimenticati che dopo avere speso bisogna anche mantenere.

Stesso discorso infatti lo possiamo fare per le piste ciclabili, realizzate con fondi pubblici da spendere subito, ma che non usa quasi nessuno con conseguente sacrificio della sede stradale e aumento dei disagi per automobilisti e pedoni, entrambi privati sia delle strade che dei marciapiedi.
In via del Vespro si attende ancora che “le cose disegnate” come il Sindaco ha definito la pista realizzata sugli stalli destinati alle persone con disabilità, si trasformi in una pista a norma di legge, ovviamente con una variante i cui costi sono a carico dei cittadini in termini di disagio se non anche economici.

Messina non aumenta l’efficienza delle sue reti idriche, l’erogazione rimane quasi invariata rispetto al 2022 anno di avvio di questa amministrazione Basile, dove il “quasi” sta a significare che in alcune zone va anche peggio e in altre sempre uguale perciò la media si aggiusta, ma il servizio non migliora.

Messina non pensa allo sport, alle tante società sportive dilettantistiche che sono rimaste senza impianti e senza la possibilità di utilizzare le palestre delle scuole come avveniva nel passato, così come resta precluso l’accesso all’Ex Gil, campo di atletica dove i messinesi erano soliti recarsi per fare un po’ di sport anche senza ambizioni professionistiche.
E non va meglio per le società natatorie che ormai disperano di potere avere accesso agli impianti comunali, mentre nella fervida mente dell’ideatore di questo sistema un solo gestore, unico e pubblico, autorizza spazi ed accessi con buona pace di qualsiasi principio di libera concorrenza, libero accesso, efficienza ed economicità della gestione.

Eh già, perché una cosa va detta: le società partecipate, che sono nate e prosperate in questi anni, che si sono sostituite in molta parte agli uffici comunali per gestire gli stessi servizi, costano parecchio e a Messina nessuno sembra chiedersi come si garantiranno questi costi nel prossimo futuro.
E allora tornando alla premessa di questa riflessione, se i fatti narrati nelle agenzia di stampa troveranno conferma, dovremo davvero comprendere che non basta sedersi al tavolo del più forte per essere certo di avere sempre il pranzo a tavola, perché quel tavolo ed il potente di turno prima o poi potrebbero anche non esserci più!

«Non basta sedersi al tavolo del più forte per avere il pranzo assicurato. Messina torni alla meritocrazia»

E se vi chiedete perché i giovani messinesi vanno via, la risposta forse è proprio in quella metafora: perché hanno capito che il miglior tavolo al quale prendere posto è quello in cui siedi liberamente, senza avere chiesto favori né avere ricevuto qualcosa che non ti spettava. Il miglior tavolo è quello della meritocrazia, che però non significa accettare lavori dalle partecipate pur di restare in città, ma pretendere che ogni incarico, ogni consulenza, ogni prestazione d’opera, sia preceduta da una selezione pubblica che garantisca parità di accesso a tutti.

Messina è una delle città universitarie più antiche d’Italia e da sempre i fatti legati all’Università degli Studi di Messina rispecchiano e raccontano anche lo stato di salute della città stessa. Perciò a prescindere dalle conferme giudiziarie, augurando a tutti gli interessati di potere dimostrare le loro estraneità alle accuse, una riflessione va fatta subito perché è già tardi.
Il velleitarismo politico di chi a giorni alterni fa ventilare l’ipotesi di elezioni anticipate salvo poi ritrarsi sdegnoso dicendo di non averlo mai detto, lasciamolo a chi di questo sistema si è fatto autore, interprete ed esecutore.
Noi messinesi concentriamoci su quello che vogliamo per la nostra Messina e lasciamo perdere le facili promesse di prossimi incarichi, perché Messina ha bisogno di tutti noi per recuperare la sua identità di città operosa e innovativa, senza padroni né capitani di ventura che la offendano o la svendano per altre destinazioni.
Messina siamo noi messinesi, il momento è adesso“.

Lo dichiara la Senatrice messinese Dafne Musolino.

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