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CUFFARO AI DOMICILIARI: NON È UN SISTEMA, È UN “METODO”

- 03/12/2025
cuffaro

Dalla riabilitazione al nuovo arresto: concorsi pilotati al Villa Sofia e pressioni sulle nomine riportano Cuffaro ai domiciliari. Si salva Saverio Romano, ma per il giudice resta provato un costante mercimonio delle funzioni pubbliche.

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Dieci anni dopo aver varcato in uscita il cancello di Rebibbia, il passato presenta nuovamente il conto a Salvatore “Totò” Cuffaro. E il conto, questa volta, ha la forma di un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. Non è il carcere, ma è il sigillo giudiziario su un sospetto che aleggiava tra i corridoi della politica siciliana: che la “Nuova DC” non fosse altro che il vecchio potere con un abito diverso.

Il GIP di Palermo, Carmen Salustro, ha firmato l’ordinanza che riporta l’ex governatore nell’occhio del ciclone, respingendo però la richiesta d’arresto per Saverio Romano, coordinatore di Noi Moderati. Con Cuffaro, finiscono ai domiciliari anche l’ex manager di Villa Sofia, Roberto Colletti, e Antonio Iacono. Altri 17 indagati completano il quadro di quella che la Procura aveva dipinto come un’associazione a delinquere, ma che il giudice ha riqualificato. Ed è qui il cuore semantico e giudiziario della vicenda: per il GIP non c’è un “Sistema” strutturato, non c’è l’associazione criminale stabile. C’è, però, un “Metodo”. Il “Metodo Cuffaro”.

Al centro dell’indagine c’è la sanità, da sempre il bancomat del consenso in Sicilia. Il grimaldello che ha fatto scattare le manette è il concorso per gli Operatori Socio-Sanitari (OSS) all’azienda ospedaliera “Villa Sofia-Cervello”. Secondo l’accusa, il copione era antico e collaudato: le domande dei test scritte e orali passate in anteprima ai candidati “segnalati”. Il tramite? Vito Raso, braccio destro di Cuffaro, colpito dall’obbligo di firma. Il prezzo dello scambio? Non denaro in valigetta, ma potere. Colletti garantito nel suo ruolo di Direttore Generale, Iacono promosso a primario. Un pactum sceleris, lo definisce il giudice, dove la meritocrazia lascia il posto alla fedeltà al capo.

Ma il raggio d’azione del “Metodo” si estendeva oltre Palermo. I magistrati hanno acceso i fari sull’ASP di Siracusa e sulla gara per l’ausiliariato vinta dalla Dussmann Service. Qui l’accusa di corruzione è stata derubricata in traffico di influenze illecite, ma la sostanza politica resta pesante: appalti pilotati, subappalti ad aziende amiche, assunzioni mirate. Un intreccio di favori che vedeva Cuffaro come “dominus” capace di alzare il telefono e orientare le scelte dei manager pubblici.

C’è poi il capitolo delle ombre che non sono diventate prove piene. Sul filone dei Consorzi di Bonifica, il GIP non ha trovato riscontri sufficienti per le misure cautelari. Così come è caduta l’accusa principe di associazione a delinquere. “Manca la struttura organizzativa stabile”, scrive il giudice. Eppure, riconosce che quel modo di operare, costante e pervasivo, finalizzato a realizzare interessi politici e personali, esiste.

Oggi la Sicilia si sveglia con la sensazione di un déjà-vu. Mentre la politica discuteva di alleanze e rimpasti, sottotraccia si muoveva un comitato d’affari capace di truccare concorsi e gestire nomine. Cuffaro è ai domiciliari, fermato non dalla politica, ma ancora una volta dalla magistratura. La “Nuova DC” perde il suo padre nobile (o ingombrante), e resta l’amarezza di una terra dove, per citare il Gattopardo, tutto cambia perché nulla cambi davvero. Non un sistema, dicevamo. Solo un metodo. Ma tremendamente efficace.

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