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COMMISSIONE SERVIZI SOCIALI MESSINA: IL TEATRO DELLE VANITA’ MENTRE I RAGAZZI MUOIONO DENTRO, NELL’IGNORANZA E NELL’INDIFFERENZA

- 02/12/2025
Commissione Costantino

Hanno fatto bene Basile e Costantino ad alzarsi e andarsene. È stato un gesto di igiene morale. Non si può restare ad ascoltare il nulla quando fuori c’è l’inferno.

Oggi la politica avrebbe dovuto tacere almeno per pudore e con la silenziosa umiltà di ascoltare. A Messina, nella sala del Consiglio Comunale, quel momento è passato invano, travolto da un chiacchiericcio burocratico che offende l’intelligenza e, peggio ancora, la sofferenza.

Doveva essere la Commissione sui servizi sociali. Doveva essere l’occasione per guardare in faccia il mostro che divora i nostri figli: il disagio minorile. Non quello delle carte bollate, ma quello vero. C’erano padre Antonino Basile, presidente della Caritas, e Angelo Fabio Costantino, giudice onorario del Tribunale minorile. Gente che il fango lo calpesta ogni giorno, che i ragazzi li vede quando non sono numeri elettorali ma anime perse.

E invece? Invece è andata in scena la fiera delle vanità.

Le assessore Cannata e Calafiore hanno scambiato l’aula per una vetrina. Hanno snocciolato elenchi, progetti, iniziative dal sapore di slogan, quel “ci incontriamo ogni mese” che sa di circolo ricreativo e non di emergenza sociale. Hanno parlato di tutto, fuorché del problema. Non hanno capito, o forse non hanno voluto capire, che lì non si trattava di incensarsi per i soldi spesi, ma di rispondere a domande terribili: violenza, patologie psichiatriche, devianze.

Poi è arrivato il Garante per l’infanzia, padre Giovanni Amante. Ci si aspettava la fotografia di Messina, nitida e crudele. Si è presentato con i dati nazionali. Come se un medico, davanti a un paziente che sanguina a Gazzi o a Giostra, leggesse le statistiche di un ospedale di Milano. E la sentenza:la colpa è delle famiglie, la violenza nasce in casa e sfoga fuori“. Una semplificazione, una banalizzazione estrema che lascia sgomenti. Davvero il Garante non vede cosa succede nelle scuole? Ignora cosa trovano i ragazzi per strada o nell’abisso senza fondo dei social network? Se la diagnosi è questa, c’è da tremare per la cura.

Ma il fondo, quello vero, si è toccato quando la realtà ha fatto irruzione con la violenza di uno schiaffo. Padre Basile ha parlato di gioco d’azzardo: il 30% dei minori ci è dentro fino al collo, quotidianamente. E ha parlato di prostituzione minorile. Maschile, soprattutto. Ragazzini che vendono il proprio corpo non per fame di pane, ma per fame di gioco. Per scommettere. E questo avverrebbe anche nelle sale scommesse. Un vero e proprio allarme sociale del quale sembra se ne infischino quasi tutti.

L’INOPPORTUNO TRISCHITTA

In un consesso civile, sarebbe calato il gelo. A Messina, invece, il consigliere Trischitta ha pensato bene di chiedere “perché la Chiesa non vende i gioielli per darli ai poveri”. Benaltrismo da osteria mentre la casa brucia. Una domanda fuori luogo, fuori tempo, fuori dalla grazia di Dio.

Hanno fatto bene Basile e Costantino ad alzarsi e andarsene. È stato un gesto di igiene morale. Non si può restare ad ascoltare il nulla quando fuori c’è l’inferno. Costantino, uscendo, ha ricordato a tutti che Messina non è quella delle slide proiettate dagli assessori. Esiste una città parallela, nota alla Procura, fatta di evasioni scolastiche e procedure de potestate che si moltiplicano, con un Tribunale dei Minori che lavora in condizioni che il Procuratore Generale ha definito eroiche, con carichi di lavoro aumentati del 1.298%.

Quello che resta, a luci spente, è l’amarezza. Una Commissione che doveva curare le ferite della città ha finito per spargervi sopra il sale dell’indifferenza e della leggerezza. Hanno parlato molto, ma non hanno detto nulla. E intanto, fuori da quel palazzo, i ragazzi continuano a perdersi.

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