

È finita il 27 novembre 2025, una vicenda amara, fatta di quella burocrazia forte con i deboli e debole con i forti. Così, alla fine, Renato Ciraolo, Carlo Callegari e Gaetano Lucchesi sono stati assolti con formula piena. Secondo il teorema accusatorio poi smentito dai fatti, erano colpevoli di aver occupato abusivamente il suolo pubblico e di averlo deturpato. Il luogo del “delitto” era Piazza Lo Sardo, e l’arma i libri. Parliamo di quei volumi usati che il Circolo Pickwick, ogni domenica, metteva a disposizione dei lettori, in un gesto di resistenza culturale che a qualcuno, probabilmente, dava fastidio.
La sentenza emessa dal giudice monocratico dottoressa Catia Bagnato ha spazzato via anni di ombre e di fastidi arrecati a chi deve difendersi e deve frequentare quelle aule a cui non è avvezzo. Accolte le tesi difensive degli avvocati Diana Gerace, Francesco Giordano e Maurizio Cucinotta, il tribunale ha sancito un principio semplice: non basta la divisa per avere ragione.
Il processo ha messo a nudo le fragilità di un sistema che, quel 31 ottobre 2021, sembrò muoversi non per amore della legge, ma per l’obbedienza a un ordine calato dall’alto. In aula, il commissario Giovanni Giardina e l’ispettore Cosimo Peditto. Non hanno portato prove evidenti, né riscontri oggettivi frutto di indagini autonome. È emersa, invece, l’immagine di un operato che è parso mortificato dalla prona esecuzione di direttive altrui, quelle dell’allora sindaco Cateno De Luca. Ordini che, come spesso accade quando la politica pretende di fare lo sceriffo, rischiavano di travalicare le prerogative dell’ufficio.
È una storia tutta messinese dei tempi in cui la campagna elettorale non sembrava finire mai ed il protagonista era lo stesso che oggi, dopo aver abbandonato la città, si ripresenta come se nulla fosse. Una storia fatta di eccessi e di gogne mediatiche, dove la condanna era arrivata prima del processo, perché urlata sui social o nelle piazze. Ma le aule di giustizia sono luoghi seri, lo ha dimostrato la sentenza, dove il rumore di fondo si è spento per fare spazio ai fatti ed hanno detto che quei tre uomini non hanno commesso reati.
Ora, però, questa sentenza impone una riflessione che va oltre l’assoluzione. Renato Ciraolo, con la dignità di chi ha atteso in silenzio il suo momento, si rivolge oggi al sindaco Federico Basile. Chiede di far luce. Chiede di capire se quei vigili urbani, gli stessi che appena una settimana dopo i fatti di Piazza Lo Sardo si ritrovarono coinvolti nel pedinamento e nei video di Villa Dante — materiale pronto per la “gogna” del lunedì sera dell’ex sindaco — abbiano agito con quella lealtà istituzionale che si deve alla Repubblica, e non al potente di turno.
L’epilogo ricorda che la giustizia può essere lenta, a volte faticosa, ma è l’unico argine che abbiamo contro l’arbitrio. I libri sono tornati liberi, e con loro tre cittadini onesti. Resta da vedere se la politica avrà ora l’onestà intellettuale di chiedere scusa.









