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Ambiente. Musolino (IV): “Sicilia ostaggio delle discariche anni ’80 e dei ritardi sul PNRR idrico. Lo Stato intervenga sulle risorse, i Comuni non possono pagare errori del passato”

- 29/11/2025
Ambiente. Musolino (IV)

Il PNRR era l’occasione per il rifacimento delle condotte, ma la Sicilia è drammaticamente indietro nella spesa e il rischio di perdere i fondi è concreto.

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RANDAZZO, 28 novembre ‘25 – La Senatrice Dafne Musolino (Italia Viva) è intervenuta oggi a Randazzo per la tappa conclusiva della “Passeggiata per l’Italia 2025“, il percorso itinerante promosso da Asso.Impre.Di.A. dedicato alla sostenibilità e alla qualità progettuale del paesaggio. Nel suo intervento, l’esponente di Italia Viva ha affrontato i nodi strutturali che paralizzano la Sicilia: la gestione delle discariche dismesse e la crisi della rete idrica.

Il mio non è un intervento politico ma tecnico, basato sull’esperienza amministrativa diretta maturata in oltre 4 anni da assessore del Comune di Messina con la delega all’ambiente ed alla gestione dei rifiuti” ha esordito la Senatrice. “La Sicilia sconta ancora oggi le scelte scellerate degli anni ’80, quando bastava un’ordinanza prefettizia per aprire discariche in vallate o giardini, senza alcuna impermeabilizzazione. Oggi ci ritroviamo con una miriade di siti ‘post mortem’, bombe ecologiche che rischiano di rilasciare percolato nelle falde acquifere. La messa in sicurezza richiede captazione del biogas, gestione delle acque e monitoraggi decennali: interventi che costano milioni di euro. Risorse che i Comuni non hanno”.

“È inaccettabile – prosegue Musolino – che sindaci e amministratori di oggi rispondano, anche penalmente, per disastri ambientali odierni ma creati trent’anni fa. Serve un intervento legislativo nazionale che diversifichi le responsabilità temporali e, soprattutto, che metta a disposizione le risorse per le bonifiche. Senza l’aiuto dello Stato, i Comuni sono destinati al dissesto o all’immobilismo”.

La Senatrice ha poi collegato l’emergenza rifiuti a quella idrica: “Il rischio di inquinamento delle falde si somma a una rete idrica vetusta che disperde oltre il 50% dell’acqua. Il PNRR era l’occasione per il rifacimento delle condotte, ma la Sicilia è drammaticamente indietro nella spesa e il rischio di perdere i fondi è concreto. Aggrava il quadro la perdita di capitale umano: non abbiamo più il personale tecnico che conosceva ‘a memoria’ gli acquedotti e la riforma degli ATI idrici stenta a decollare per le resistenze sulle autonomie gestionali. Serve un cambio di passo immediato e una nuova consapevolezza nell’uso delle risorse, o il danno sarà irreversibile”.

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