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IL MIRACOLO DI “SAN CATENO”, L’INCENSO SOCIAL E LE SCUSE A CRACOLICI. DOPO 3 ANNI, VALGONO UNA REMISSIONE DI QUERELA

- 25/11/2025
de luca imbavagliato
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Ci sono voluti tre anni. Tre lunghi anni, un’eternità geologica per la politica siciliana, affinché Cateno De Luca, lo Sciamano del Nisi, il Sindaco di tutto e di tutti, venisse folgorato sulla via di Damasco. O forse, più prosaicamente, sulla via del Tribunale.

La notizia è di quelle che sconvolgono i cultori della coerenza: De Luca fa le sue scuse. E le porge al deputato regionale Antonello Cracolici dopo ben tre anni dalle dichiarazioni incriminate. Scuse quindi che non sono un sussurro in un confessionale. La missiva, vergata con “ampie e deferenti scuse“, finisce, infatti, dritta in pasto ai social, pubblicata sulla bacheca dello stesso De Luca. Ed è qui che la faccenda si fa interessante, perché l’ostensione pubblica del “mea culpa” innesca interrogativi che sanno poco di pentimento morale e molto di calcolo giudiziario.

Perché De Luca, che ha fatto dell’urlo sguaiato il suo marchio di fabbrica, si umilia pubblicamente definendo quelle che Antonello Cracolici liquidò “insulti” come semplici “intemperanze verbali“? La risposta arriva, puntuale come una cambiale in scadenza, dalla reazione della controparte.

Antonello Cracolici, presidente della Commissione Antimafia e querelante, non perde tempo. Con un contro-post che ha tutto il sapore della ratifica notarile di un accordo legale prestabilito, accetta le scuse. E lo dice chiaro: “L’onorevole Cateno De Luca ha pubblicato una lettera di scuse a me rivolta… Non avendo intenzione di infierire oltre e riconoscendo che non bisogna superare il senso del limite, anche negli insulti, ritengo di poter accettare la sua richiesta e rimettere la querela… evitando l’azione giudiziaria nei suoi confronti“.

Eccola, la pistola fumante. “Evitando l’azione giudiziaria“. La traduzione dal politichese potrebbe essere impietosa: c’era odore di condanna, e forte anche? La pubblicazione della lettera non è un atto di cuore, ma la clausola necessaria, il pegno da pagare sull’altare di un accordo tra avvocati? “Tu mi pubblichi le scuse davanti a tutti, io ti tolgo le castagne dal fuoco ritirando la querela“?

Sarebbe il classico baratto all’italiana: l’onore lavato in piazza in cambio dell’immunità in aula. Cracolici magnanimamente “non vuole infierire” (leggi: ti ho in pugno ma ti lascio andare), De Luca ingoia il rospo e ammette che Cracolici ha una “integerrima storia politica” (quella che tre anni fa voleva demolire).

Tutto è bene quel che finisce bene? Forse per la fedina penale. Per gli elettori resta il solito retrogusto amaro di un teatrino dove gli insulti sono armi da campagna elettorale e le scuse sono moneta di scambio per evitare guai peggiori. La giustizia, quella vera, può attendere; l’importante è che i conti, tra “gentiluomini”, tornino sempre.

Antonello Cracolici
Antonello Cracolici, il querelante