
Il testo passerà ora al Senato per l’approvazione definitiva. Schlein: “una piccola grande rivoluzione culturale”

È una pagina di rara concordia parlamentare quella scritta oggi dall’Aula della Camera. Con 227 voti favorevoli e nessun contrario, Montecitorio ha dato il via libera unanime alla proposta di legge che modifica radicalmente l’articolo 609-bis del Codice penale. Al centro della riforma c’è un cambio di paradigma atteso da tempo: il concetto di consenso, che d’ora in poi dovrà essere “libero e attuale”. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato per la conferma definitiva.
Cosa cambia: il nuovo Articolo 609-bis
Il cuore del provvedimento risiede nella nuova formulazione giuridica. La legge stabilisce un perimetro netto: chiunque compia atti sessuali senza il consenso esplicito dell’altra persona è punibile con la reclusione da sei a dodici anni.
La norma spazza via le zone d’ombra interpretative:
- Il consenso: Deve essere libero e attuale. Non può essere presunto, simulato o viziato.
- Le aggravanti: La pena si applica a chi costringe taluno con violenza, minaccia o abuso di autorità.
- La tutela dei vulnerabili: Viene punito chi induce a compiere o subire atti abusando di condizioni di inferiorità fisica o psichica, o traendo in inganno la vittima tramite sostituzione di persona.
- Casi di minore gravità: Prevista una diminuzione della pena in misura non eccedente i due terzi.
Una rivoluzione culturale trasversale
L’aspetto più rilevante della giornata è la convergenza totale delle forze politiche su un tema spesso divisivo come la giustizia. Maggioranza e opposizione hanno siglato un patto di civiltà, allineando l’Italia alla Convenzione di Istanbul e agli standard internazionali.
Per il Partito Democratico, la segretaria Elly Schlein parla di un passaggio storico:
“Siamo felicissimi di questo grande passo avanti per il Paese, una piccola grande rivoluzione culturale. Finalmente si inserisce nella legge italiana il principio del consenso libero ed attuale che prima non c’era, finalmente si chiarisce che ogni atto sessuale senza il consenso è violenza, è stupro, e quindi è reato. È stato un lavoro trasversale perché sul terreno del contrasto alla violenza di genere bisogna mettere da parte le forti divergenze politiche”.
Sulla stessa linea, ma con l’orgoglio della paternità del testo e del lavoro svolto in commissione, Fratelli d’Italia. La relatrice della legge e capogruppo in commissione Giustizia, Carolina Varchi, sottolinea l’obiettivo pratico della norma: evitare quelle sentenze che in passato hanno lasciato l’amaro in bocca all’opinione pubblica.
“Il consenso deve essere libero, attuale ed effettivo: non simulato, non viziato e sempre contestuale alla condotta. È una riforma ormai indispensabile per tutelare davvero la libera autodeterminazione della persona. Vogliamo evitare sentenze difficilmente comprensibili che, nel passato, hanno dato la sensazione di lasciare impunite le violenze sessuali”.
Un segnale di maturità istituzionale
La relatrice Varchi ha inoltre evidenziato il ruolo del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel seguire l’iter del provvedimento, rimarcando come il Parlamento abbia dato prova di “buona prassi istituzionale”. L’eliminazione della discrezionalità eccessiva e dei dubbi interpretativi risponde a una giurisprudenza che si sta evolvendo insieme ai comportamenti sociali.
La palla passa ora a Palazzo Madama, ma il segnale partito dalla Camera è inequivocabile: sulla libertà sessuale e sulla protezione delle vittime, la politica italiana ha scelto di non dividersi.










