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L’immunità “taorminese” e il mistero dell’incrocio

- 12/11/2025
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Non desta certo stupore, beninteso, scorgere un’auto istituzionale del Comune di Taormina aggirarsi dalle parti di via Monsignor D’Arrigo. Le istituzioni si parlano, o almeno così si spera. Ciò che invece solletica il nervo dell’ironia – e forse un pizzico di fegato – è la disinvoltura, quasi aristocratica, con cui il mezzo è stato “parcheggiato”.

La vettura giaceva lì, placida, non in uno stallo qualunque, ma in quell’esatta porzione di asfalto che il Codice della Strada definisce “intersezione”. In pieno angolo, a cavallo con la discesa che scivola verso via Garibaldi. Un capolavoro di sosta creativa che, se fosse stato opera del Signor Rossi o di un qualunque cittadino messinese, avrebbe innescato l’immediata reazione pavloviana dei nostri “carri attrezzi killer”.

A Messina, si sa, la rimozione è lesta e spietata, e avviene spesso alla chetichella, lasciando il malcapitato a fissare il vuoto. Per l’auto della Perla dello Ionio vige una sorta di immunità diplomatica? O è stata solo fortuna? D’altronde, a Taormina certe durezze urbane non esistono; lì il carro attrezzi è figura mitologica, e forse l’autista riteneva che tale cortesia si estendesse anche in trasferta.

Resta sospesa nell’aria, insieme all’odore di scappamento, qualche domanda oziosa: chi viaggiava su quell’auto intoccabile? E quali affari di Stato (o di Comune) lo portavano proprio a ridosso della Legione dei Carabinieri? Non vorremmo essere maliziosi, ma viene da chiedersi se la vicinanza con l’Arma non suggerisse un maggior rispetto per le regole, invece di questa sfacciata eccezione che conferma la solita, vecchia regola italiana: la legge è uguale per tutti, ma il parcheggio è un po’ più uguale per alcuni.

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