
Il Sindaco di Taormina replica sui 200mila euro di consulenze alla Social City, ma le determine ufficiali smentiscono la versione della politica.

Il Sindaco di Taormina ci scrive. È infastidito. Non gli sono piaciuti i nostri articoli sulle nomine e i compensi agli esperti contabili, tra Messina e Saponara, come li abbiamo definiti.
La sua replica, inviata via whatsapp, è un piccolo capolavoro di difesa d’ufficio. Parla di “contenuto palesemente fuorviante” (il nostro, s’intende). Rivendica la “fedele esecuzione agli indirizzi politico amministrativi dell’amministrazione De Luca”, il tutto nel “pieno rispetto del principio del buon andamento dell’azione amministrativa e dei principi di efficienza, efficacia ed economicità”.
Tre aggettivi che, di solito, precedono una robusta giustificazione di spesa.
E qui, infatti, arriva il bello. La nota del Comune si lancia in un’acrobazia contabile per dimostrare che, in fondo, si spende poco.
L’aritmetica della “Replica”
Prendiamo l’incarico al Dott. Antonino Musicò: 135.000 euro.
Il Sindaco ci spiega che non è come sembra. Quello, scrive, è un importo “omnicomprensivo” (adoriamo questa parola). Non è solo per la Taormina Social City. No. È per un intero universo di partecipate: la Social City, l’Azienda Speciale Patrimonio Taormina, la Fondazione Taormina e perfino la “costituenda” Equità Urbana S.p.a.
Non solo. Il compenso, dice il Sindaco, è spalmato su “oltre anni tre”, fino al 31/12/2028.
E via di calcolatrice: “emerge un costo annuo a carico di ogni partecipata pari ad euro 11.250,00”. Anzi, “888,00 euro mensili” a testa. Praticamente un affare. Questa, chiosa la nota, è “la risposta alle illazioni”.
Lo stesso “ragionamento”, ci dice, vale per il Dott. Michele Siliato (altri 66.000 euro), precisando che quest’ultimo incarico dura fino al 31/12/2026.
Tutto chiaro. Se non fosse per un dettaglio.
Il “vizio” di leggere le Determine
Sarà un “cattivo pensiero”, come la stessa nota ci accusa di avere. Ma noi abbiamo un “vizio”. Quello di cercare e leggere le fonti originali. E le determine, firmate digitalmente dal Direttore Generale ff Dott. Giuseppe Bartorilla, raccontano una storia molto diversa da quella del Sindaco.
Il caso Musicò (135.000 €)
Prendiamo la Determina N. 9 del 6 novembre 2025. Chi paga? La determina è intestata “AZIENDA SPECIALE TAORMINA SOCIAL CITY”. Nell’oggetto e nel dispositivo, si parla di affidare il servizio. Delle altre tre società (Patrimonio, Fondazione, Equità Urbana) menzionate dal Sindaco, non c’è la minima traccia. L’incarico, carte alla mano, è solo della Social City.
Passiamo al “Quanto dura?“. Il Sindaco scrive “fino al 31/12/2028”. Nella determina di questa scadenza non c’è ombra. L’incarico c’è, la scadenza no. Quindi, i 135.000 euro non sono (sulle carte) divisi per quattro. E non sono (sulle carte) per tre anni. La matematica “creativa” del Sindaco si scontra con l’aritmetica della sua stessa determina.
Il caso Siliato (66.000 €)
Prendiamo la Determina N. 10 del 6 novembre 2025. Stessa musica. Chi paga? L’incarico è assegnato esclusivamente dall’AZIENDA SPECIALE TAORMINA SOCIAL CITY. Nessun altro. Quanto dura? Della scadenza (31/12/2026) indicata dal Sindaco? Nemmeno a parlarne.
Il caso Pino (5.190 €)
Quanto all’incarico alla Nancy Pino Consulting, la nota precisa che “trattasi di adempimenti obbligatori” sulla sicurezza (D.Lgs. 81/08). La Determina N. 11 lo conferma. Almeno su questo, i documenti non litigano con la replica.
La toppa peggiore del buco
Ora, le cose sono due.
O la nota del Sindaco è “errata” – e allora chi l’ha scritta ha un problema serio con i documenti che firma il suo stesso Direttore Generale – oppure è un maldestro tentativo di “manipolazione della realtà“.
L’amministrazione, ci assicurano, agisce nel “pieno rispetto del principio del buon andamento“. Talmente “buono” che quel che scrive la mano destra (il Sindaco, nella replica) non sa quel che ha firmato la mano sinistra (il Dott. Bartorilla, nelle determine).
Il Sindaco di Taormina sappia che, nonostante i tentativi di far passare per “fuorvianti” le notizie, noi il “vizio” di leggere le fonti (e di pubblicarle) ce lo teniamo ben stretto.











