Il piano segreto per la Presidenza della Regione. E un sistema di potere che, secondo la Procura, non è mai cambiato: “Torneremo ad avere il pieno controllo”.

A leggere le centinaia di pagine della richiesta di misure cautelari della Procura di Palermo, l’impressione è una: la Sicilia appare immobile. E Salvatore Cuffaro, l’ex Presidente della Regione condannato per favoreggiamento alla mafia, scontata la pena e ottenuta la riabilitazione, sembra non essere cambiato.
L’inchiesta non descrive solo episodi di corruzione, ma un “metodo“. Un “comitato d’affari occulto“, scrivono i magistrati, capace di “infiltrarsi e incidere sulle attività di indirizzo politico-amministrativo della Regione Sicilia“.
Ma c’è di più. Dietro l’attivismo per piazzare uomini, pilotare gare e gestire il consenso, ci sarebbe un piano segreto. È il 16 gennaio 2024. Vito Raso, il fedelissimo, l’uomo che oggi è capo della segreteria all’Assessorato alla Famiglia, non sa di essere intercettato nella sua auto. Parlando con un altro collaboratore, Antonio Abbonato, si lascia andare a una confidenza. Gli investigatori annotano: «Raso dimostrava di conoscere, quasi in via esclusiva, le vere intenzioni di Cuffaro… interessato a candidarsi entro tre anni alla carica di presidente della Regione».
Un’ambizione che spiega la frenesia. E la fiducia, quasi tracotante, colta in un altro dialogo: «Torneremo ad avere il pieno controllo».
L’inchiesta svela il Cuffaro delle riunioni riservate. Il quartier generale è casa sua, in via Scaduto, con vista sul Giardino Inglese. Ma c’è una regola ferrea, un ordine per tutti: «Ma prima lascia il telefonino nell’altra stanza». L’ex governatore, scrivono i PM, è “ossessionato dalle indagini”.
Quando non riceve a casa, si sposta. Per un periodo, il suo ufficio mobile sono i tavolini della Pasticceria Costa, in via D’Annunzio. Quando anche quel posto gli sembra “in vista”, sposta le riunioni nella sua casa estiva di Mondello. Lì, le telecamere del Ros riprendono anche visite di vecchi amici, come Mimmo Miceli, ex assessore condannato con lui nell’inchiesta sulle “Talpe dell’antimafia”. Il passato che ritorna.
La sua influenza, secondo l’accusa, è tale che agisce come fosse lui il vero capo negli uffici regionali. Un giorno, chiama Raso all’Assessorato alla Famiglia per fargli ricevere con urgenza il sindaco di Vizzini. Ci sono pratiche ferme, e “Totò Cuffaro, si sa, era sempre pronto ad aiutare gli amici”.
Ma la prudenza non è mai troppa. A Raso, Cuffaro dà istruzioni precise su come gestire i documenti sensibili in Assessorato:
«Prendi una carpetta… e ce la fai tenere… e te la devi tenere in una stanza diversa… se quando ti serve te la vai a prendere. Senti a me…». […] se ti fanno [un arresto]… Vito! RASO: stai scherzando?! Lo capisco… vanno a cercare il pelo nell’uovo.
Il “Metodo” in pratica: Sanità e Appalti

La strategia, secondo la Procura, è chiara: piazzare uomini “fidelizzati” nei posti chiave (ASP, Consorzi di Bonifica) per poi “condizionare la definizione di concorsi, gare, appalti”.
È lo stesso Cuffaro a mappare il suo impero sanitario. Parlando di nomine, spiega: “…noi abbiamo PALERMO ENNA e SIRACUSA…“. E ancora, lamentandosi con un dirigente per le spartizioni:
«A noi tocca un direttore sanitario a Catania… chiedevamo l’Asp… però se mi danno un’altra cosa ce la prendiamo lo stesso…»
Il Concorso a Villa Sofia
L’ospedale Villa Sofia-Cervello di Palermo è, nelle carte, l’esempio perfetto. Il Direttore Generale, Roberto Colletti, doveva la sua nomina a Cuffaro. Quando Colletti era preoccupato per le polemiche pubbliche, Cuffaro lo rassicurava al telefono: “...non ti preoccupare…sto lavorando io! …a parte le minchiate del sorteggio che sono minchiate!...”.
Il prezzo di quella nomina era il controllo su un concorso per 15 posti da O.S.S.. L’accusa sostiene che Cuffaro e Colletti abbiano sostituito il presidente della commissione “non fidato” e insediato Antonio Iacono, Direttore del Trauma Center.
Il 29 maggio 2024, Cuffaro incontra Colletti per dargli la lista dei nomi da far vincere. È qui che, ridendo, pronuncia la frase che per i magistrati è la sintesi del sistema:
«…a questo serve…(ride, ndr.)… non serve solo a fare bene… al pubblico… serve anche a fare bene a Democrazia Cristiana…»
L’operazione è quasi sfrontata. L’8 giugno, Vito Raso incontra Iacono e ritira le tracce del concorso. Poco dopo, la candidata Selenia Malfitano va a casa di Cuffaro. L’ambientale è chiara.
CUFFARO Salvatore: …in ogni busta… tre di questi… […] stamattina alle sette… IACONO me li ha dati…
L’Appalto a Siracusa
All’ASP di Siracusa, per una gara da 10 milioni l’anno, il Direttore Generale Alessandro Caltagirone, dice Cuffaro, è “un amico nostro”. La Dussmann Service vuole vincere. Cuffaro garantisce: “…ve lo faccio incontrare…“.
La gara si complica. Entrano in gioco altri interessi, legati all’onorevole Francesco Saverio Romano. La commissione di gara, confusa, finisce per favorire un’altra ditta. Bisogna fermare tutto. Il DG Caltagirone chiama la Responsabile del Procedimento, Giuseppa Di Mauro. L’ordine è perentorio: “...dobbiamo fa… fermare tutto…”. I commissari, nel panico, redigono un verbale fittizio per giustificare il rinvio. La gara, alla fine, viene “riallineata” e vinta dalla Dussmann.
Il Consorzio e i soldi in contanti

L’inchiesta tocca anche i Consorzi di Bonifica. Qui la figura chiave è Giovanni Tomasino, definito “nostro direttore”.
L’episodio centrale è del 24 aprile 2024. L’imprenditore Alessandro Vetro incontra Cuffaro nel suo studio. Si parla di gare da “aggiustare”. L’ambientale registra la consegna di denaro:
VETRO: …che mi hai fatto poco fa dei soldi…te li prendi questi… CUFFARO: noo…ma già sono assai questi… VETRO: …per l’amicizia… CUFFARO: va beh dammi sti sò! … e grazie…
Secondo la Procura, quella somma (circa 25.000 euro) era destinata a Tomasino. Appena Vetro esce, entra l’onorevole Pace, il “braccio destro”. Cuffaro gli affida i soldi e l’incarico: “...e va beh lo fai venire là e gli dai i soldi”.
Infine, c’è la via di fuga. Sospettando di essere sotto controllo, Cuffaro, parlando di un viaggio in Africa, rivela il suo piano: “...e allora io sai che faccio… invece di starci dieci giorni in Burundi… ci sto tre mesi… non so se ho reso l’idea…“.










