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“CORRUZIONE E APPALTI TRUCCATI NELLA SANITÀ”: SOTTO ACCUSA IL SISTEMA DI NOMINE, CHIESTI GLI ARRESTI PER CUFFARO

- 04/11/2025
carceri cuffaro

Inchiesta della Procura di Palermo per associazione a delinquere e corruzione. Ipotesi di nomine pilotate in cambio di assunzioni. Il GIP deciderà dopo gli interrogatori, per il deputato Romano servirà l’ok della Camera.

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Un altro scandalo, l’ennesimo di una lunghissima sequela, rischia di travolgere la sanità in Sicilia. E stavolta ci sono nomi che fanno tremare i polsi.

La Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per 18 persone, tra cui l’ex presidente della Regione Siciliana Salvatore “Totò” Cuffaro e il deputato di Noi Moderati Saverio Romano. L’indagine, coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, ipotizza reati pesantissimi: associazione per delinquere, turbativa d’asta e corruzione, tutto legato alla gestione del settore sanitario sull’isola.

Nomine in cambio di Appalti

Secondo l’ipotesi accusatoria, i due esponenti politici avrebbero sfruttato la loro influenza per agevolare alcune nomine ai vertici di aziende sanitarie strategiche. In cambio, avrebbero ottenuto favori, in particolare assunzioni e appalti pilotati.

Questa mattina i Carabinieri del Ros hanno eseguito diverse perquisizioni. Come precisato dalla Procura, le perquisizioni sono state disposte “per evitare la dispersione delle prove a seguito della discovery delle indagini”, discovery imposta dalla nuova procedura.

La Procedura: L’effetto della Riforma Nordio

L’inchiesta segue infatti i nuovi dettami della riforma Nordio. La richiesta di misura cautelare non è immediatamente esecutiva: tutti gli indagati hanno ricevuto un invito a comparire davanti al Giudice per le Indagini Preliminari per l’interrogatorio preventivo.

Solo dopo aver ascoltato le loro difese, il GIP deciderà se accogliere o respingere la richiesta di domiciliari. Nel caso del deputato Romano, essendo un parlamentare in carica, un’eventuale ordinanza di arresto dovrebbe comunque essere sottoposta al vaglio della Camera per l’autorizzazione a procedere.

Oltre a Cuffaro e Romano, l’elenco degli indagati include: Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Alessandro Maria Caltagirone, Roberto Colletti, Marco Dammone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Antonio Iacono, Mauro Marchese, Sergio Mazzola, Carmelo Pace, Vito Raso, Paolo Emilio Russo, Giovanni Giuseppe Tomasino e Alessandro Vetro.

Le Reazioni: “Sereno” e “Tranquillo”

Immediata la reazione di Totò Cuffaro, segretario nazionale della DC: “Stamani mi hanno notificato un avviso di garanzia e hanno effettuato perquisizioni nella mia abitazione e in ufficio. Ho fornito ai carabinieri la massima collaborazione e sono sereno, rispetto ai fatti che mi sono stati contestati, per alcuni dei quali non conosco né le vicende né le persone. Sono fiducioso nel lavoro degli organi inquirenti e pronto a chiarire la mia posizione”.

Sulla stessa linea Saverio Romano: “Apprendo dalla stampa di una richiesta della Procura che mi riguarderebbe: non ne so nulla e non ho ricevuto alcuna comunicazione. In ogni caso sono assolutamente tranquillo e a disposizione, pronto a chiarire eventuali dubbi dei magistrati, dei quali ho la massima stima e considerazione”.

Anche il presidente della Regione, Renato Schifani, è intervenuto: “Esprimo la mia piena fiducia nell’operato della magistratura. Gli indagati potranno dimostrare, nelle sedi opportune, la loro estraneità alle contestazioni”.

Il Passato che Ritorna

L’inchiesta riaccende i riflettori su una coppia politica storica. Romano e Cuffaro condividono decenni di militanza, dalla Democrazia Cristiana all’Udc.

saverio romano

Romano, che lasciò Casini per fondare il Pid e diventare ministro dell’Agricoltura nel governo Berlusconi (nomina accompagnata da un raro imbarazzo pubblico del Quirinale per un’inchiesta di mafia, poi chiusa con assoluzione per insufficienza di prove), non ha mai rotto il legame con Cuffaro. Fu accanto all’ex governatore nelle ore drammatiche prima della condanna definitiva della Cassazione.

A dieci anni esatti dalla sua scarcerazione, dopo aver scontato 4 anni e 11 mesi per favoreggiamento aggravato alla mafia (su una condanna a sette anni), “Totò” Cuffaro torna dunque al centro di una pesante indagine giudiziaria.