
La Procura di Palermo modifica l’avviso di chiusura indagini per il presidente dell’Ars. “Congelata” l’ipotesi di reato per gli eventi di Catania, ma si aggrava la posizione sull’uso dell’auto blu. Resta in piedi la corruzione per “Un Magico Natale”.

Da un lato la posizione del presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, pare alleggerirsi; dall’altro, si appesantisce. La Procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, ha infatti notificato un nuovo avviso di conclusione indagini all’esponente di Fratelli d’Italia. Un atto parzialmente modificato che, di fatto, sostituisce quello notificato a fine luglio e che ridisegna il perimetro delle accuse.
La novità più rilevante in favore di Galvagno è la scomparsa dell’ipotesi di corruzione legata all’organizzazione del Capodanno di Catania. Ma a questa notizia fa da contraltare l’aggiunta di nuove contestazioni: falso e truffa.
L’auto blu e le nuove accuse: truffa e falso
L’allargamento dell’imputazione riguarda la gestione dell’auto blu. Al presidente dell’Ars e al suo autista, Roberto Marino, oltre al peculato già contestato, vengono ora ascritti anche i reati di truffa e falso.
Secondo l’avviso notificato giovedì scorso, Marino si sarebbe appropriato “in maniera continuativa” dell’auto di servizio per fini privati (appuntamenti, trasporto verso la dimora, acquisti) tra il gennaio e il dicembre del 2024.
La vera novità, però, è che Marino e Galvagno sono ora accusati in concorso di “avere attestato falsamente giorni e orari di inizio e fine delle missioni che non corrispondevano a quelle reali, e l’effettuazione di spese non sostenute“. L’obiettivo, secondo i pm, era quello di indurre l’amministrazione a erogare a favore di Marino “indebiti rimborsi e somme“. Gli investigatori hanno elencato 24 episodi specifici di falsificazione (rientri, partenze e spese in eccesso), calcolando un ingiusto profitto di 19.000 euro.
Resta “Un Magico Natale”, ma con tre indagati
Se un capitolo si alleggerisce, quello relativo alla corruzione per l’evento “Un Magico Natale” resta in piedi, sebbene modificato. L’accusa è contestata a Gaetano Galvagno (sia come presidente Ars sia come vertice della Fondazione Federico II), alla portavoce Sabrina De Capitani e a Marcella Cannariato (Fondazione Dragotto e Bellisario).
Galvagno e De Capitani si sarebbero fatti “indebitamente” promettere e dare utilità dalla Cannariato, “sviando” le proprie funzioni pubbliche per sottometterle agli interessi privati di quest’ultima. Rispetto all’avviso di luglio, però, non compaiono più tra gli indagati (se non come beneficiari del presunto patto) Marianna Amato (la nota “segnalata di Uomo 6”) e Alessandro Sottile, manager della Alquadrato Communication.
Il Capodanno “congelato”
Scompare del tutto, invece, dal nuovo provvedimento firmato dai pm Felice De Benedittis e Andrea Fusco, la contestazione relativa al Capodanno di Catania. Quell’ipotesi di reato aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati anche dell’impresario Nuccio La Ferlita e del segretario di Galvagno, Giuseppe Cinquemani.
Le loro posizioni appaiono dunque “congelate”. Sebbene, da quanto risulta, non sia stata ancora depositata al gip una formale richiesta di archiviazione, la Procura potrebbe farlo nel giro di breve tempo.
La linea della difesa
“Si tratta di un nuovo provvedimento che annulla il precedente“, spiega il professor Vittorio Manes, che difende Galvagno con gli avvocati Ninni Reina e Antonia Lo Presti. Sulle nuove contestazioni relative all’auto blu, il legale precisa: “La procura contesta delle condotte al collaboratore assieme al presidente dell’Ars, in quanto quest’ultimo, secondo la ricostruzione investigativa, avrebbe avuto l’onere di controllare”. La difesa assicura che provvederà a “provare in modo documentale la correttezza dell’operato del presidente”. Sulla caduta dell’accusa per il Capodanno, Manes conclude: “Stiamo approfondendo“.










