

Il “fiore all’occhiello” sbandierato ai quattro venti ieri ha mostrato i suoi limiti, nel modo più crudo. Undici corse soppresse. Undici. Non in pieno agosto, ma in un anonimo giorno feriale. Cittadini lasciati alle fermate, appesi, costretti a stravolgere i propri piani e la propria giornata. Il motivo? Un capolavoro di programmazione che puzza di dilettantismo.
Eccola, la genialata gestionale: mentre si doveva garantire (giustamente) il servizio navetta per il concerto dei Negramaro al Palarescifina, si è pensato bene di mandare contemporaneamente circa 14 nuovi autisti al corso di formazione. Una scelta che grida vendetta. O fai una cosa, o fai l’altra. Se non hai uomini, se la coperta è corta, non puoi giocare a fare la grande azienda e mandare in tilt il servizio ordinario.
E non veniteci a raccontare la favola delle ferie o delle malattie stagionali. Quanto accaduto ieri, fuori da ogni periodo di “esodo”, sbatte in faccia la verità nuda e cruda: ad ATM c’è una carenza endemica, strutturale, di autisti. L’organico non basta. L’azienda arranca.
La prova? Ce l’abbiamo. Un foglio straordinari previsto per la giornata di ieri lungo BEN tre pagine. Tre. Pagine. Viene da chiedersi: si tratta di “ordinari obbligatori” mascherati o di lavoro volontario? Perché il sospetto, forte, è che si tiri il collo sempre agli stessi, spremuti come limoni per tappare buchi che la programmazione non sa coprire.
Altro che gestione impeccabile, altro che dichiarazioni trionfalistiche della Presidente e direttrice generale facenti funzioni, Carla Grillo. La realtà è che l’azienda arranca vistosamente, e a pagare il conto sono i messinesi, ostaggi di un servizio a singhiozzo.
Il vero “fiore all’occhiello” di ATM? Non è la dirigenza. Sono i suoi dipendenti: quelli che, con pazienza, senso del dovere e sacrifici personali (magari con straordinari obbligati), tengono ancora in piedi la baracca. Fino a quando?




















