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GdF MESSINA: ESEGUITO UN DECRETO DI SEQUESTRO PATRIMONIALE NEI CONFRONTI DI UN PREGIUDICATO MAFIOSO MESSINESE, ATTUALMENTE SOTTOPOSTO ALLA CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE.

- 21/10/2025
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“Beni sproporzionati” e un passato da boss: la Finanza sequestra 300mila euro a pregiudicato messinese

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Sigilli a un’azienda e a un immobile signorile. L’uomo, Salvatore Sparacio, già figura chiave nelle operazioni “Totem” e “Provinciale”, è ritenuto ancora apicale nei clan della zona centro-sud. Le indagini hanno svelato la discrepanza tra i redditi dichiarati e il patrimonio accumulato.

Un patrimonio da oltre 300 mila euro, ritenuto “sproporzionato” rispetto ai redditi dichiarati e accumulato grazie alle attività illecite. Con questa motivazione, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina hanno eseguito oggi un decreto di sequestro patrimoniale, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.

Nel mirino è finito un noto pregiudicato mafioso messinese, Salvatore Sparacio, attualmente già detenuto in carcere, la cui “pericolosità mafiosa” è acclarata da un lungo curriculum criminale.

Indagini Patrimoniali e Sproporzione

Il provvedimento scaturisce da complesse investigazioni patrimoniali condotte dalle Fiamme Gialle. Gli inquirenti hanno accertato come i beni nella disponibilità, diretta o indiretta, del soggetto non trovassero alcuna giustificazione nei redditi dichiarati. Da qui la conclusione degli inquirenti: quel patrimonio è, con alta probabilità, il provento delle attività illecite della consorteria mafiosa di appartenenza.

La caratura criminale del soggetto non è una scoperta recente. Come sottolinea la Procura, la sua pericolosità è desunta da svariate condanne definitive, tra cui una pesante sentenza del Tribunale di Messina nel 2010 per associazione di tipo mafioso. A questo si aggiungono le dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, che ne hanno delineato lo spessore criminale, la propensione a delinquere e la sua “stabile appartenenza” ai clan operanti nella zona centro-sud di Messina.

L’Ascesa: dall’Operazione “Totem” a “Provinciale”

L’ascesa del boss emerge chiaramente da due importanti inchieste coordinate dalla DDA di Messina.

La prima, l’operazione “Totem”, delegata al GICO della Guardia di Finanza, si concentrò su un’associazione mafiosa radicata nel quartiere di Giostra. Già allora le indagini confermarono la “progressiva ascesa mafiosa” del pregiudicato e il suo “ruolo di primo piano” nel panorama criminale della città, con una spiccata specializzazione nel settore del gioco illecito e delle scommesse clandestine gestite tramite piattaforme online.

Il riconoscimento della sua figura apicale è stato poi definitivamente confermato dall’inchiesta “Provinciale”. Questa operazione svelò come il boss, insieme ad altre figure mafiose storiche della città, fosse in grado di esercitare un “capillare controllo del territorio” nella zona sud, utilizzando modalità tipicamente mafiose e gestendo in maniera condivisa le attività illecite.

Proprio l’operazione “Provinciale” ha fatto luce sul modus operandi economico-finanziario del boss: avvalendosi di “compiacenti prestanomi”, riusciva a “schermare” la reale titolarità delle sue attività economiche. Un sistema collaudato per eludere le normative sulle misure di prevenzione patrimoniali (come quella scattata oggi) e, al contempo, agevolare reati come ricettazione, riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti.

I Beni Sequestrati

L’odierno sequestro, che si aggiunge a una confisca penale già divenuta definitiva in passato, ha colpito un compendio aziendale (comprensivo dei relativi beni patrimoniali) e un fabbricato di tipo signorile, tutti ritenuti nella disponibilità diretta o indiretta del pregiudicato.

Il valore complessivo dei beni sigillati ammonta ad oltre 300 mila euro. Come da prassi, la Procura precisa che il provvedimento può essere oggetto di impugnazione e che eventuali gradi di giudizio successivi potrebbero modificarne l’esito.

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Chi è Salvatore Sparacio

Salvatore Sparacio (nipote dello storico boss pentito Luigi Sparacio) è considerato dagli inquirenti a capo del gruppo criminale attivo nel rione “Fondo Pugliatti”. Le indagini lo descrivono come un boss in “progressiva ascesa”, capace di esercitare, in sinergia con altre figure storiche come Giovanni Lo Duca (capo dell’omonimo clan di “Provinciale”), un capillare controllo del territorio.

Le Operazioni “Totem” e “Provinciale”

L’operatività di Sparacio è stata documentata ampiamente in due inchieste chiave della DDA di Messina:

  1. Operazione “Totem”: Questa indagine, condotta dal GICO della Guardia di Finanza, ha acceso i riflettori sul quartiere di Giostra, svelando il ruolo di primo piano di Sparacio nel settore del gioco illecito e delle scommesse clandestine. Le indagini hanno rivelato la sua capacità di gestire piattaforme on-line illegali, con sede all’estero (in particolare a Malta), spuntando provvigioni elevate (fino al 40%) sugli incassi.
  2. Operazione “Provinciale” (Aprile 2021): Questa vasta operazione congiunta di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza ha disarticolato i clan della zona centro-sud (Lo Duca, De Luca e, appunto, Sparacio). Sparacio è stato arrestato con accuse gravissime, tra cui associazione di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, estorsione e scambio elettorale politico-mafioso.

Il Metodo: Schermatura dei Beni e Politica

Proprio l’operazione “Provinciale” ha fatto luce sul modus operandi di Sparacio per occultare i proventi illeciti. Utilizzando “compiacenti prestanomi” (tra cui, secondo le accuse, anche familiari come la figlia Stefania, intestataria fittizia di note attività commerciali della movida messinese), riusciva a schermare la reale titolarità di aziende e beni.

Questo sistema era finalizzato a eludere le misure di prevenzione patrimoniali e a facilitare il riciclaggio e il reimpiego del denaro sporco.

Le indagini hanno inoltre svelato presunti accordi di scambio elettorale politico-mafioso in occasione delle elezioni comunali del 2018. Secondo l’accusa, Sparacio avrebbe ricevuto 10.000 euro da un candidato in cambio di un pacchetto di voti.

I Provvedimenti Giudiziari e i Sequestri

Salvatore Sparacio ha già riportato diverse condanne definitive, tra cui una nel 2010 per associazione mafiosa, ed è attualmente detenuto in carcere.

Nel corso degli anni, il suo patrimonio è stato oggetto di numerose attenzioni da parte della magistratura:

  • Sequestri Operazione “Provinciale”: Già nel 2021, al momento dell’arresto, sono stati sequestrati beni e attività a lui riconducibili, tra cui la nota sala biliardi “Asd Biliardi Sud”, considerata dagli inquirenti la base logistica del clan e il luogo dove si tenevano i summit mafiosi.
  • Sequestro di Prevenzione (Ottobre 2025): L’ultimo provvedimento, eseguito dalla Guardia di Finanza, è un sequestro patrimoniale (ai sensi della normativa antimafia) da oltre 300 mila euro. Le indagini hanno dimostrato una netta sproporzione tra i redditi dichiarati e il patrimonio accumulato (un compendio aziendale e un immobile signorile), ritenuto frutto delle attività illecite.
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