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Ecomafia 2025: Messina tra cemento illegale e paesaggi violati. Sicilia prima per reati ambientali

- 08/10/2025
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La denuncia di Legambiente: una terra ferita dai “ladri di futuro”, con Messina maglia nera nell’aggressione edilizia al territorio.

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MESSINA – “Impressionante”. Non serve altro aggettivo a Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia, per definire la fotografia scattata dal rapporto Ecomafia 2025. Un’immagine a tinte fosche che ritrae una Sicilia ancora sotto assedio, stretta nella morsa di una criminalità ambientale che non conosce sosta, definita senza mezzi termini “ladri di futuro”. E in questo quadro allarmante, Messina emerge con dati preoccupanti, conquistando un triste primato nel ciclo illegale del cemento.

Presentato a Palermo, il nuovo dossier di Legambiente, basato sull’instancabile lavoro delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto, evidenzia una crescita a doppia cifra dei reati ambientali a livello nazionale per il secondo anno consecutivo. La Sicilia, pur registrando un lieve calo complessivo (-2,7%), si conferma sul podio delle illegalità, terza in Italia dopo Campania e Puglia, con 3.816 violazioni penali accertate, una media di oltre 10 al giorno.

La provincia dello Stretto: capitale dell’abusivismo

Se Palermo guida la classifica provinciale per numero totale di ecoreati (774), è il dato sul ciclo del cemento a puntare i riflettori sulla provincia di Messina. Con 85 reati accertati in questo specifico settore, il territorio peloritano si classifica al primo posto in Sicilia, seguito da Palermo e Agrigento. Un dato che, unito all’incidenza di un reato ogni 7,8 km², testimonia una pressione costante e una ferita profonda inferta al paesaggio. Questo primato si inserisce in un contesto regionale che vede l’isola terza a livello nazionale per illeciti legati al cemento, con 1.183 reati, un numero sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente.

L’azione di Legambiente, come sottolineato nel rapporto, è stata determinante nel contrastare i tentativi di sanatoria per gli abusi edilizi, in particolare per le costruzioni realizzate entro i 150 metri dalla battigia, un vincolo di inedificabilità assoluta che vige in Sicilia dal 1976 e la cui legittimità è stata recentemente ribadita anche dalla Corte Costituzionale.

Un mosaico di illegalità

Ma il cemento non è l’unica piaga. La Sicilia detiene il primato nazionale per i reati contro gli animali, con 1.015 illeciti penali (+3,9%). Messina, sebbene non ai vertici di questa specifica classifica guidata da Palermo, contribuisce al quadro generale di una regione dove la fauna selvatica è costantemente sotto attacco.

Sul fronte dei rifiuti, la provincia si colloca dopo Agrigento e Palermo. Complessivamente, la Sicilia è la sesta regione per illeciti in questo ciclo, con 709 reati, a dimostrazione di come lo smaltimento illegale e il traffico di scarti continuino a rappresentare un business lucroso per le ecomafie.

Un capitolo a parte meritano gli incendi. Sebbene a livello regionale i reati legati a roghi boschivi e di vegetazione siano in netta flessione (-41,6%), la Sicilia si conferma drammaticamente prima per superficie bruciata, con ben 17.554 ettari andati in fumo. Un dato che evidenzia l’inefficacia del sistema di contrasto, come rimarca Castronovo: “in Sicilia abbiamo solo 1 denuncia ogni 32 incendi”. Legambiente chiede con forza un potenziamento dei Carabinieri Forestali e dei Vigili del Fuoco, e una gestione esclusivamente pubblica dei mezzi aerei di spegnimento per scongiurare infiltrazioni e interessi illeciti.

Il valore del contesto

Analizzando i delitti ambientali più gravi, introdotti nel Codice Penale dal 2015, la Sicilia emerge come la prima regione per valore dei beni sequestrati, una cifra che ammonta a 432 milioni di euro. È inoltre seconda in Italia per il reato di inquinamento ambientale, con un numero record di persone denunciate (832), e terza per disastro ambientale. Inchieste cruciali, come quelle relative ai furti di sabbia nel ragusano o all’inquinamento del polo petrolchimico, sono nate proprio grazie alle denunce dei circoli territoriali di Legambiente, dimostrando il valore insostituibile del presidio e della cittadinanza attiva. La battaglia per la legalità e la tutela del territorio è tutt’altro che vinta, e i numeri di Messina sono un monito che non può essere ignorato.

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