
Quando si pensava che il manuale delle scuse avesse esaurito le sue pagine, ecco che l’amministrazione comunale ne scrive un capitolo inedito, quasi commovente. Le ruspe, già con il motore tiepido, si fermano. Perché? Tenetevi forte: dentro gli ex silos e la casa del portuale ci sono delle persone. Una rivelazione degna di un premio giornalistico, una scoperta che ha colto tutti di sorpresa, soprattutto chi avrebbe dovuto saperlo da anni.
Viene quasi da complimentarsi per l’acume investigativo. Chi poteva mai sospettare che dei ruderi fatiscenti, abbandonati a sé stessi nel cuore della città, potessero diventare un rifugio per chi non ha altro? Un enigma logico che deve aver tenuto svegli la notte i nostri meticolosi pianificatori. Evidentemente, nel loro impeccabile cronoprogramma, tra la verifica della consistenza del cemento e la scelta del colore dei caschi per gli operai, questo minuscolo dettaglio era sfuggito.
È meraviglioso osservare come l’incompetenza, quando si sente scoperta, si travesta da sensibilità sociale. L’incapacità di eseguire le procedure più elementari – ispezionare, recintare, mettere in sicurezza un’area PRIMA di annunciare l’avvio dei lavori – viene ora ammantata da una nobile preoccupazione per gli ultimi. Una mossa geniale: chi oserebbe criticare un ritardo fatto in nome della solidarietà?
Noi. Perché questa non è solidarietà, è la cronaca di un’improvvisazione annunciata. È la dimostrazione che si naviga a vista, sperando che i problemi si risolvano da soli.
E così, mentre attendiamo il prossimo rinvio, ci chiediamo quale sarà la prossima, strabiliante scoperta. Che l’area è frequentata dai piccioni? O che dopo la pioggia il terreno è umido? Restiamo in trepidante attesa della prossima puntata di questa esilarante saga. La città, nel frattempo, può aspettare.













