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Calabria, lo 0,20 del prefisso. Per De Luca una Caporetto travestita da parata​

- 07/10/2025
occhiuto scn

In Calabria, il progetto di De Luca si rivela un bluff. Mentre la Castelli prova a celebrare una sconfitta umiliante, il partito scopre la sua totale irrilevanza fuori dallo Stretto.

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​C’è il dato che schianta e c’è la narrazione che arranca, patetica, nel tentativo di mascherarlo. La Calabria ha scelto, e lo ha fatto con la chiarezza di un verdetto senza appello: Roberto Occhiuto stravince, il centrodestra unito governa. E fin qui, la cronaca. Ma è nelle pieghe del risultato, in quelle cifre decimali che la politica dei grandi numeri solitamente trascura, che si consuma il dramma, o meglio, la farsa.

È la storia di Sud Chiama Nord e del suo eloquente, quasi spettrale, 0,20%.​Un numero che è già di per sé una sentenza. Ultimi, e di molto. Ma a guardar bene, la realtà è persino più crudele dell’aritmetica. Quel misero risultato, infatti, non è farina del solo sacco di Cateno De Luca. È il prodotto di un’unione di intenti che mette insieme tre sigle: Sud Chiama Nord, Per le Autonomie e il Partito Animalista di Carlo Callegari, che da quelle parti, per ragioni note, non è esattamente un nome astratto. La domanda, dunque, sorge spontanea: al netto degli alleati di circostanza, qual è il peso reale del partito di De Luca in Calabria? La risposta è un numero ancora più prossimo allo zero, un’inezia politica.​

Eppure, come da copione, la sconfitta non va mai ammessa. Tocca a Laura Castelli, paracadutata in terra calabra, l’ingrato compito di mettere in scena la recita. Le sue dichiarazioni, tese a celebrare una vittoria che non esiste, ispirano una tenerezza quasi imbarazzata. Come le immagini che la ritraggono sul palco, spaesata e fuori posto, mentre cerca di mischiarsi goffamente ai veri vincitori, a coloro che hanno sudato e guadagnato i voti. In fondo, ci vorrebbe la dignità di guardarsi allo specchio e ammettere la batosta, cocente e innegabile.​

Ma la politica, spesso, preferisce la commedia. E mentre la base mormora e l’ironia dilaga – c’è già chi scherza sul nuovo prefisso telefonico di Fiumedinisi, “che da oggi è 020” – il leader tace. Da Fiumedinisi, De Luca non ha ancora fiatato. Lascia alla sua luogotenente l’onere di costruire un castello di parole sulla sabbia, una narrazione manipolata che si scontra con la verità dei fatti.​

E la verità è una sola: l’apporto di Sud Chiama Nord alla coalizione di centrodestra è stato irrisorio e, politicamente, irricevibile. Esserci o non esserci è stato indifferente per la vittoria di Occhiuto. È stato determinante solo per Castelli e compagni, ai quali ha permesso di salire sul carro del vincitore senza averne alcun merito, pesando quanto una piuma nel computo totale.​

Quale futuro politico, dunque, per un progetto che ambiva a scavalcare lo Stretto e si ritrova con le ossa rotte? La dimensione di Sud Chiama Nord è e resta una: Messina. Altro che Regione, altro che macro-regione. La parabola calabrese ridimensiona drasticamente le ambizioni. E lancia un monito: se De Luca dovesse perdere anche la sua roccaforte sullo Stretto, per lui non resterebbe che un buon ritiro a Fiumilandia. Magistratura permettendo.

De Luca sulla rupe
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