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A Taormina il passato che non passa: il Comune batte cassa per i tributi del dissesto. Manuli (PRI) all’attacco: “Atti illegittimi”

- 19/09/2025
DE LUCA TAORMINA5
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C’è un’arte, tutta italiana, in cui siamo maestri: quella di non chiudere mai veramente i conti col passato. Un’arte che a Taormina, perla dello Ionio, sembra abbiano deciso di elevare a sistema. Succede così che nelle cassette della posta dei taorminesi, gente che ne ha già viste tante, ricompaia un fantasma che si credeva sepolto e benedetto: i tributi degli anni del dissesto. Una faccenda chiusa, sigillata, archiviata da un apposito becchino nominato dallo Stato, l’Organismo Straordinario di Liquidazione. O almeno così diceva la legge. Ma si sa, in Italia la legge è una cosa, la sua interpretazione un’altra, e la necessità di far quadrare i conti una religione a cui si sacrificano volentieri logica e diritto.

A far notare che il re – in questo caso il Comune – è nudo, ci ha pensato il cittadino taorminese del Partito Repubblicano, Giuseppe Manuli. Che non ha fatto altro che compiere un gesto di una semplicità quasi sovversiva: ha preso il Testo Unico degli Enti Locali e lo ha letto. E vi ha trovato scritto, nero su bianco, che una volta calato il sipario del dissesto e liquidato il liquidabile da parte dell’OSL, non si torna indietro. Così Manuli scrive al responsabile dell’Ufficio Tributi e per conoscenza al Segretario Generale e segnala che “le partite di quel tempo sono chiuse”. Punto. E i crediti che non si son potuti riscuotere allora, amen. Non si può pretendere che il cittadino paghi due volte la stessa messa: la prima con i sacrifici imposti dal crac, la seconda con queste cartelle esattoriali fuori tempo massimo.

La nota di Manuli, indirizzata all’Ufficio Tributi, non è il solito lamento della politica. È un ragionamento secco, quasi notarile nella sua precisione, che pone domande imbarazzanti. La prima: in base a quale miracolo giuridico, a quale editto notturno, ciò che era morto e sepolto è improvvisamente resuscitato? La seconda, ancora più insidiosa: chi ha dato il la a questa orchestra? È stata la solerzia di qualche funzionario o l’idea di un amministratore per il quale la fame di denaro è sempre tanta?

Ma la domanda che più sta a cuore ai cittadini destinatari di questi inviti a pagare, è la terza: come ci si difende da un’amministrazione che sembra ignorare le sue stesse regole? Manuli la mette sul piano della trasparenza e della prevenzione, per evitare una grandinata di ricorsi che farebbe male a tutti. Cronaca dell’eterna lotta del contribuente contro un Leviatano che ha le idee confuse, la memoria selettiva e un appetito insaziabile.

Ora si attende che da Palazzo dei Giurati qualcuno batta un colpo. Che si degni di spiegare perché, in questa splendida cartolina siciliana, il passato si ostini a non voler passare. E soprattutto, perché debbano essere sempre i soliti a pagarne il conto. In attesa di lumi, ai taorminesi non resta che controllare la posta con quel misto di rassegnazione e sospetto che è, da sempre, il tratto distintivo del cittadino di questo nostro strano Paese.

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