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Cimici a Gazzi? Tra le proteste di una mamma e la realtà di un carcere che resiste

- 18/08/2025
penitenziaria carcere

La visita dei Radicali al carcere di Gazzi rivela luci e ombre, ma la denuncia di una madre sulle cimici nei materassi accende il dibattito

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MESSINA – Una denuncia forte, carica di frustrazione, scuote il delicato equilibrio della Casa Circondariale di Gazzi. Una madre denuncia una presunta criticità igienica: I materassi… sono pieni di cimici!. Come è possibile che una situazione del genere si verifichi nel 2025, in un Paese che si definisce civile?“.

La denuncia, ancora da verificare, si scontra con una realtà complessa, fotografata ieri da una delegazione dei Radicali. La loro ispezione, avvenuta nel periodo più caldo e difficile per i penitenziari, ha confermato un quadro che, pur non essendo idilliaco, presenta delle luci inaspettate. Rispetto a gran parte delle strutture italiane, e in particolare siciliane, il carcere di Gazzi si distingue per una gestione che garantisce condizioni migliori per i detenuti.

carcere
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Luci e ombre di un sistema in affanno

La visita dei rappresentanti dell’associazione “Adelaide Aglietta di Torino“, durata oltre tre ore, ha messo in evidenza le sfide che la direttrice Angela Sciavicco e il suo staff affrontano quotidianamente. La struttura, che accoglie circa 200 detenuti a fronte di 302 posti disponibili, non soffre di sovraffollamento. Le celle, pur con una parte inagibile, rispettano il minimo di agibilità di 3 mq per persona e sono dotate di ventilatori e frigoriferi. Un presidio sanitario costante, con la presenza di medico e infermieri 24 ore su 24, e l’apporto concreto delle associazioni di volontariato rappresentano punti di forza indiscussi.

Tuttavia, le criticità non mancano e disegnano un quadro di risorse scarse e bisogni pressanti. La mancanza di circa 20 agenti di polizia penitenziaria è una lacuna che compromette la sicurezza e la gestione quotidiana, mentre la presenza di un solo educatore, il capoarea, non può certo bastare a seguire le esigenze di rieducazione e reinserimento dei detenuti. L’area per gli incontri affettivi, pur individuata, necessita ancora di essere ristrutturata, rimandando la speranza di un contatto umano più intimo.

Tra burocrazia e speranze di reinserimento

I detenuti stessi hanno espresso le loro lamentele: la scarsa presenza del giudice di sorveglianza e i tempi biblici per le visite mediche specialistiche evidenziano le lentezze di un sistema burocratico che si fa sentire sulla pelle di chi vive recluso. Anche la comunicazione con i familiari è un tasto dolente, con una flessibilità limitata che rende difficile mantenere i legami affettivi.

Emerge con forza la mancanza di opportunità di lavoro esterno per i detenuti di Messina. Un problema radicato, legato alle difficoltà del tessuto sociale locale, ma che non può essere ignorato. Da qui l’appello dei Radicali al Comune di Messina: un invito a intensificare la collaborazione con l’istituto di pena e la società civile. Solo così si può dare un senso concreto alla riabilitazione e all’inclusione, non lasciando nulla di intentato per restituire dignità e futuro a chi ha sbagliato.

La denuncia della madre, per quanto cruda, si inserisce in questo contesto complesso, ricordando a tutti che, nonostante le buone pratiche, il percorso verso una vera rieducazione è ancora lungo e pieno di ostacoli.

Sul casi si attende l’interessamento attivo del Garante dei Detenuti di Messina che verifichi e accerti lo stato delle cose, e nel caso si confermasse la segnalazione della madre di questo detenuto, provveda a segnalare alla direttrice Sciavicco la necessità di intervento.

Carcere di Gazzi
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