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Vara 2025, un cuore grande per Sara, Gabriele e i bambini di Kiev. Messina si stringe tra fede e dolore.

- 16/08/2025
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MESSINA – Le corde tese come nervi scoperti, il sudore che si mischia alle lacrime, le voci che si fondono in un unico, possente grido di devozione: VIVA MARIA!

L’edizione 2025 della Vara di Messina si è consegnata alla storia, lasciando dietro di sé una scia di commozione profonda e un abbraccio collettivo che ha saputo unire la festa alla memoria, la preghiera all’attualità. Quest’anno, il cuore della città, stretto attorno alla sua Madre Assunta, batteva forte per Sara Campanella, la studentessa di Misilmeri la cui giovane vita è stata spezzata da una violenza crudele.

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Ma il suo non è stato l’unico nome a riecheggiare nell’anima della processione. Tra la folla e lungo il percorso, un pensiero commosso è stato dedicato a tutte le vittime di femminicidio e a quelle, troppe, della strada. Un anno segnato da immani tragedie per la città, come quella del giovane Gabriele Cavò, morto in un terribile schianto a pochi passi da quel selciato bagnato dalla fede. A loro, e a tutte le famiglie spezzate dal dolore, la città si è rivolta più volte, affidando all’Assunta il compito di lenire ferite insanabili.

Un frammento di cielo in un “mare di dolore”

In questo contesto di profonda riflessione, un’immagine ha acceso una luce di speranza. Tra le autorità e gli ospiti speciali, spiccavano i volti di 15 bambini ucraini, orfani di guerra accolti a Messina. Per loro, la Vara è stata un momento di inattesa serenità, un frammento di quella festosa normalità che la guerra ha rubato. Tra le corde e i canti, in quel “mare di dolore” che è la loro vita, Messina ha regalato loro un’ora di tregua, un ricordo a cui aggrapparsi. Un gesto che ha ampliato i confini della processione, trasformandola in un messaggio universale di pace e accoglienza.

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La voce della Chiesa: “Portare un pezzo di cielo nella quotidianità”

A dare voce ai sentimenti contrastanti della giornata sono stati gli interventi carichi di significato dei rappresentanti della Chiesa messinese. Monsignor Giò Tavilla, ospite ai microfoni del giornalista Saro Pasciuto che ha curato la diretta televisiva, ha rivolto alla città l’augurio di riuscire a “portare un pezzo di cielo nella quotidianità”, un invito a trasformare la fede del giorno di festa in azioni concrete di bene per tutti i giorni dell’anno.

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Un messaggio ripreso e amplificato da padre Antonello Angemi. Con la sua voce ferma, quest’anno direttamente dal Cippo, il cappellano della Vara ha guidato la preghiera prima della partenza, legando il rito al futuro stesso della città. «Teniamo strette queste corde come la fede nella Madre Assunta e preghiamo per loro», ha esordito, ricordando Sara e le altre vittime. Poi, il suo sguardo si è allargato ai giovani, a chi lascia Messina in cerca di un futuro migliore.

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Parole che hanno risuonato come un manifesto di speranza, unendo la devozione secolare alla più stringente attualità sociale. La Vara 2025, così, non è stata solo una corsa spettacolare verso il Duomo, ma un pellegrinaggio dell’anima collettiva di una città che, pur piegata dal dolore, cerca nelle sue radici più profonde la forza per guardare al futuro.

LA PARTENZA

LA “SGASATA”

LE TAPPE

LA GIRATA

INGRESSO IN PIAZZA DUOMO

I FUOCHI