
Dalle autorizzazioni di scarico scadute dal 2017 al potenziale inespresso per il riuso delle acque: l’appello dei consiglieri Corvaia e Manuli alla politica comprensoriale.

TAORMINA – In un periodo, come quello di agosto, di massimo afflusso turistico e di conseguenza di massimo carico per la rete dei reflui, i consiglieri comunali del gruppo di opposizione “Rinascimento Taormina”, Nunzio Corvaia e Luca Manuli, hanno effettuato una visita ispettiva al depuratore di Giardini Naxos, sede principale del Consorzio Rete Fognante. L’obiettivo era verificare l’efficienza degli impianti, ma dall’incontro con i tecnici sono emerse tanto le potenzialità della struttura quanto le profonde criticità amministrative e infrastrutturali che ne limitano l’azione.
Una gestione ordinaria, non straordinaria
Accolti dal Direttore del Processo, Antonio Spadaro, e dal Responsabile dei Servizi Tecnici, Carmelo Lo Pinto, i consiglieri hanno constatato che la ritrovata regolarità nei pagamenti da parte dei Comuni consorziati ha permesso di realizzare importanti interventi di manutenzione. Tuttavia, la nota del gruppo consiliare chiarisce un punto politico: non si tratta di una “marcia in più”, ma della semplice liquidità che consente oggi di svolgere quelle attività ordinarie che in passato erano bloccate proprio a causa dei mancati versamenti da parte degli stessi enti locali.
L’emergenza delle autorizzazioni scadute
Una delle criticità più allarmanti emerse durante la visita riguarda la burocrazia. Sebbene i dati ARPA e quelli interni confermino che la qualità dell’acqua depurata è ampiamente entro i limiti di legge — al punto da risultare più pulita di quella del fiume Alcantara in cui si immette — lo scarico avviene in assenza di un’autorizzazione regionale valida.
«L’autorizzazione è scaduta nel 2017 e non è mai stata rinnovata», ha dichiarato Nunzio Corvaia. «Questo, in attesa del progetto del pennello a mare, è un fatto grave. Ci è stato inoltre riferito che anche il pennello a mare di Letojanni non è autorizzato. Il Comune di Taormina, essendo il socio di maggior peso, ha il dovere di farsi promotore presso la Regione per risolvere questa precarietà amministrativa che grava sul Presidente e sui tecnici del Consorzio».
Il futuro del consorzio: ciclo integrato e biometano
Al di là delle emergenze, la visita ha messo in luce il potenziale inespresso dell’impianto. «L’acqua in uscita, già pulita, potrebbe essere riutilizzata per scopi irrigui, completando un ciclo virtuoso», ha aggiunto il consigliere Luca Manuli. «Inoltre, gli scarti del processo potrebbero essere impiegati per produrre biometano, come previsto in origine. Questa dovrebbe essere la direzione strategica: gestire l’intero ciclo integrato delle acque. Tuttavia, resta il dubbio che l’attuale assetto giuridico del Consorzio lo permetta. Serve un’azione politica chiara da parte dei sindaci per trasformare questa partecipata in un vero strumento di sviluppo per il comprensorio».
Il nodo delle reti comunali
Infine, Corvaia e Manuli hanno lanciato un allarme che riguarda direttamente le responsabilità dei singoli comuni. «Molte criticità, ci hanno detto gli operatori, derivano dalle condotte comunali obsolete», hanno concluso congiuntamente. «Il Comune di Taormina deve avviare progetti per adeguare le tubature, eliminare gli allacci abusivi e separare correttamente le acque bianche da quelle nere. Senza un nuovo Piano Urbanistico Generale che fotografi la realtà e programmi gli interventi, anche il miglior depuratore del mondo non potrà evitare ricadute negative sulla qualità del nostro mare».

