66 views 5 min 0 Comment

Caso Almasri, Meloni archiviata. La premier: “Chiesto giudizio per Piantedosi, Nordio e Mantovano, assurdo”

- 05/08/2025
giorgiameloni microfoni afp 1 1 1593972079

La presidente del Consiglio: “Si sostiene che due autorevoli ministri e il sottosegretario abbiano agito su una vicenda così seria senza condividere con me le decisioni assunte. Tesi palesemente assurda”. Cosa dice il Tribunale dei ministri nel provvedimento

triolo banner
triolo banner

ROMA – Una decisione che scinde le responsabilità individuali da quelle politiche di vertice, aprendo un delicato scontro istituzionale. Il Tribunale dei ministri ha disposto l’archiviazione della posizione della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nell’ambito della complessa inchiesta nota come “caso Almasri”. Al tempo stesso, i giudici hanno trasmesso gli atti alla Camera dei Deputati, chiedendo l’autorizzazione a procedere per sequestro di persona e abuso d’ufficio nei confronti di tre figure chiave dell’esecutivo: il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, Alfredo Mantovano.

La reazione della premier, affidata a una lunga nota, è stata immediata e netta, respingendo l’impianto accusatorio dei giudici e rivendicando una piena e totale responsabilità collegiale del governo.

La decisione e le sue motivazioni legali

Al centro del provvedimento del Tribunale vi è una distinzione giuridica precisa. Per i giudici, pur riconoscendo l’avvenuta vicenda, non sono emersi elementi probatori “dotati di gravità, precisione e concordanza” tali da poter affermare che la Presidente del Consiglio sia stata “preventivamente informata” e che abbia “condiviso la decisione assunta”. In sostanza, secondo il collegio, mancherebbe la prova di un suo contributo attivo nel “rafforzare il programma criminoso”. La motivazione si basa in parte sulla testimonianza del prefetto Caravelli, le cui dichiarazioni sono state ritenute generiche e non sufficienti a delineare un coinvolgimento diretto e consapevole della premier nelle fasi operative. Di conseguenza, non sussisterebbe una “ragionevole previsione di condanna”, presupposto necessario per sostenere l’accusa in giudizio.

La reazione politica: “Tesi assurda, piena responsabilità”

Se la valutazione giuridica ha scagionato la premier, quella politica ha prodotto una frattura immediata. Giorgia Meloni ha definito la ricostruzione del Tribunale “palesemente assurda”, contestando l’idea che decisioni di tale portata possano essere state prese a sua insaputa. “Si sostiene che due autorevoli ministri e il sottosegretario da me delegato all’intelligence abbiano agito su una vicenda così seria senza aver condiviso con me le decisioni”, ha scritto la premier, bollando l’ipotesi come illogica e irrealistica.

In un passaggio politicamente significativo, ha poi messo in contrapposizione il suo approccio con quello di precedenti governi. “A differenza di qualche mio predecessore, che ha preso le distanze da un suo ministro in situazioni similari, rivendico che questo governo agisce in modo coeso sotto la mia guida”, ha affermato, con un implicito riferimento a stagioni politiche passate. L’affermazione è un chiaro messaggio di compattezza rivolto sia alla sua maggioranza sia all’esterno: l’azione di un ministro è l’azione dell’intero governo.

La sfida al Parlamento e i prossimi passi

La conclusione del ragionamento di Meloni è una vera e propria sfida politica. “È quindi assurdo chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano, e non anche io, prima di loro”. Non solo una difesa, ma una richiesta di essere giudicata insieme ai suoi ministri. Ha inoltre confermato la “correttezza dell’operato dell’intero esecutivo”, annunciando un gesto di forte impatto simbolico: “Lo ribadirò in Parlamento, sedendomi accanto a Piantedosi, Nordio e Mantovano al momento del voto sull’autorizzazione a procedere”.

L’iter ora passa nelle mani della politica. Gli atti dovranno essere trasmessi alla Giunta per le autorizzazioni della Camera, presieduta da Devis Dori, il quale ha confermato di non aver ancora ricevuto formalmente il dossier. La Giunta dovrà istruire la pratica per poi presentare una relazione all’Aula, che sarà chiamata a esprimersi con un voto a scrutinio palese. Si prefigura una battaglia parlamentare intensa, in cui la maggioranza sarà chiamata a fare quadrato attorno a tre dei suoi esponenti più importanti, sotto la regia di una premier che ha scelto di personalizzare lo scontro, trasformando un’indagine giudiziaria in un test sulla fiducia e la tenuta del suo governo.

nordio2
nordio
triolo new banner