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Il “Circo” dell’Uomo 56: De Luca tra complotto, legittima difesa e le voci di un “terremoto giudiziario”

- 11/07/2025
terremoto de luca

De Luca e l’Uomo 56: La difesa a oltranza tra magliette numerate e la colpa “che è sempre degli altri”

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Messina, 11 luglio 2025 – Dopo la surreale attesa in coda sull’A18 di ieri, che ha fatto slittare gli appuntamenti, Cateno De Luca ha finalmente tenuto la sua attesissima (dai suoi) conferenza stampa nel Salone delle Bandiere. Un evento che, a giudicare dall’esito, sembra aver avuto come unico scopo quello di innalzare un muro difensivo contro accuse che, a quanto pare, non si superano solo con un generico “così fan tutti”. E il “così fan tutti”, si sa, in Italia è spesso il più efficace (e controverso) degli alibi.

Il clou della scena è arrivato con l’ingresso di De Luca e del segretario regionale di “Sud Chiama Nord”, Danilo Lo Giudice, entrambi agghindati con magliette recanti i numeri “5” e “6”, a comporre il famigerato “Uomo 56”. Un appellativo emerso dalle intercettazioni dell’inchiesta per corruzione che vede indagati il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e l’assessora Elvira Amata. Lo Giudice, in una tentata “lezione” di contabilità politica, ha subito smentito i numeri “gonfiati” dell’informativa: “Gli emendamenti non sono 140 ma solo 40 e riguardano tutta l’attività del gruppo. Non mi pare siano mance, parliamo di scuole, scuolabus, chiese, tutte esigenze dei Comuni“. Insomma, briciole di beneficenza per i bisognosi, mica “mazzette”. Ma non è certo quella del salone delle Bandiere il luogo adatto a smentire quanto riportato nell’informativa della Guardia di Finanza.

De Luca, dal canto suo, ha optato per la strategia del “ma lo fanno tutti”, affermando che certe attività in aula sono prassi consolidata e che i finanziamenti alle associazioni sono stati introdotti su richiesta di Ismaele La Vardera, in barba alla decisione della conferenza dei capigruppo di destinarli solo ai Comuni. Un’argomentazione che rasenta il paradosso, quasi a voler dire: “Se c’è qualcuno che ha suggerito una cosa che poi è andata storta, la colpa non è certo nostra“. Niente di nuovo, insomma.

NUOVA CONFERENZA VECCHI BERSAGLI

de luca lo giudice uomo 56

Ma il vero spettacolo è arrivato con gli “affondi” finali contro le ex assessore della sua Giunta a Messina, Carlotta Previti e Dafne Musolino. De Luca ha sventolato un messaggio WhatsApp che, a suo dire, sarebbe stato inviato da Carlotta Previti e che annuncerebbe un “terremoto giudiziario” sul suo capo. “Non capisco perché questa cattiveria“, ha chiosato De Luca, spiegando che la vera motivazione degli attacchi sarebbe la loro “gelosia” per la sua scelta di candidare Federico Basile a sindaco. Un’interpretazione dei fatti trita e ritrita, buona per tutte le stagioni, peraltro abbondantemente smentita più volte e che stride non poco con il diritto alla critica che, ci permettiamo di sottolineare, non è un’esclusiva di De Luca e del suo entourage. Previti e Musolino hanno semplicemente esercitato la loro libertà di parola e di espressione, la prima come ex amministratrice e la seconda in virtù del suo mandato senatoriale. Peraltro tutta da dimostrare la tesi del quanto meno fantomatico messaggio whatsapp.

LO SFOGO CONTRO CHI LO HA SEMPRE PUBBLICATO E IL “COSI’ FAN TUTTI”

Dulcis in fundo, la “resa dei conti” con la Gazzetta del Sud. De Luca ha annunciato una querela contro il quotidiano e ha tentato di rispondere a “modo mio” ai cinque quesiti pungenti posti nell’editoriale del direttore Nino Rizzo Nervo. Sulla legalità delle donazioni di segretari generali, direttori generali e amministratori delle partecipate al suo partito, De Luca ha ribadito che “è tutto assolutamente legale ed etico, visto che la legge non vieta questi comportamenti“. Sulle imprese, ha liquidato la questione con un “tutti i partiti hanno finanziamenti da parte di imprese“, sfidando chiunque a dimostrare “che per quanto ci riguarda c’è stato questo rapporto e che si è concretizzato un reato”. Ma la questione che continua a sfuggire a De Luca rimane tutta in quella parola che proprio sembra non andargli giù: opportunità, o meno di compiere o non compiete determinati gesti. Che “lo fanno tutti” no significa di certo che sia eticamente corretto. Anzi un partito come Sud chiama Nord che voleva ergersi a paladino della politica “pulita” non avrebbe minimamente dovuto “allinearsi” al così fan tutti.

La conferenza stampa di oggi, in definitiva, ha lasciato più domande che risposte. Al di là delle accuse smentite e delle tesi difensive, l’aria che tira a Messina è quella di una “informativa” giudiziaria che sembra sempre più non essere più un’ipotesi, che si sta facendo strada nell’indifferenza (o forse la rassegnazione) generale. E mentre De Luca continua la sua personalissima crociata, i cittadini di Messina si interrogano sui veri costi – non solo economici – di un’amministrazione che sembra sempre più ormai concentrata alla necessità crescente di difendersi piuttosto che a governare.

de luca lo giudice uomo 56
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