Il primo cittadino minimizza la paralisi del Consiglio parlando di “tempi tecnici”, ma ‘dimentica’ di informare l’opinione pubblica che la Regione attende una sua relazione formale sullo stallo.

MESSINA – “Nessuna paralisi, i diritti dei consiglieri sono garantiti”. Il sindaco metropolitano Federico Basile risponde con una nota ufficiale alle accuse di immobilismo che da settimane circondano il Consiglio Metropolitano. Una difesa basata sui “tempi tecnici” necessari a redigere Statuto e regolamenti, durante i quali, a suo dire, le vecchie norme provinciali basterebbero a garantire la piena operatività.
La presunta normalità descritta da Basile è smentita dai fatti fin dal primo giorno. All’indomani dell’insediamento, il consigliere di Fratelli d’Italia Libero Gioveni aveva messo sul tavolo una questione politica cruciale: come intendeva il Sindaco gestire gli equilibri di un’Aula a lui politicamente avversa? Gioveni aveva evidenziato la “geografia politica” che vedeva 10 consiglieri d’opposizione (centrodestra e centrosinistra) contro i soli 4 della sua maggioranza, chiedendo di avviare subito un confronto per attribuire deleghe, nominare un vicesindaco e non frenare l’azione amministrativa, superando finalmente la logica dell'”uomo solo al comando”. Una richiesta di dialogo e di avvio programmatico che, a più di un mese di distanza, è caduta nel vuoto. Nessun riscontro.

Ma la versione dei fatti del Sindaco Metropolitano si scontra con una realtà fatta di interrogazioni di consiglieri come quella di Carmelo Pietrafitta che denuncia un “grave vulnus democratico” e, soprattutto, chiede e ottiene l’intervento dell’Assessorato Regionale alle Autonomie Locali.
Ed è qui che la difesa del Sindaco si rivela fragile. Nella sua lunga e rassicurante nota, Basile sceglie di non fare alcun cenno al richiamo formale ricevuto proprio dalla Regione, che gli ha chiesto di relazionare sulla situazione di stallo. Certo, i termini per la sua risposta formale all’Assessorato non sono ancora scaduti (entro il 16 giugno) e il sindaco ha ancora tempo per adempiere. Tuttavia, la scelta di omettere completamente questo dettaglio dalla sua comunicazione pubblica è politicamente significativa.
Suona come un chiaro tentativo di minimizzare la portata del problema, di declassare un’interlocuzione ufficiale con l’organo di controllo regionale a un dettaglio trascurabile. Un modo per presentare all’opinione pubblica una realtà edulcorata, dove tutto è sotto controllo e non vi è alcuna anomalia da sanare, mentre a Palermo si attende un suo resoconto formale sulla vicenda.
Mentre il Sindaco assicura che “sono state individuate le stanze destinate ai gruppi politici”, la democrazia a Palazzo dei Leoni sembra ancora attendere il suo spazio vitale. Basile può affermare che la sua amministrazione è “improntata al rispetto delle norme”, ma la sua comunicazione selettiva racconta un’altra verità. Esiste un richiamo della Regione che pende sul suo operato e che attende una relazione. Esiste un Consiglio che, a più di un mese dal suo insediamento, non è messo in condizione di funzionare a pieno regime. E esiste un sindaco che, invece di una trasparenza a 360 gradi, sceglie una nota stampa che nasconde più di quanto riveli.
