
In quale altra città del mondo accade che un politico, per giunta “trombato” alle elezioni, possa mai sognarsi di “commissariare” una città in barba ad un sindaco legittimamente eletto dai cittadini? E chi mai potrebbe farlo e dove se non Cateno De Luca a Messina? E quali cittadini al mondo permetterebbero mai che ciò accadesse se non i messinesi? E, ancora, quale civico consesso potrebbe mai consentire che ciò accada impunemente se non il Consiglio Comunale di Messina?
Ma c’è di più: quali amministratori, sindaci, assessori e presidenti di partecipate si sognerebbero mai di sentirsi anche dire che dovrebbero anche ringraziare tale politico che annuncia il proprio commissariamento travestito da nomina ad esperto?
Ancora non tutto era successo. E tutto quanto non avevamo ancora visto accadere a Messina potrebbe di fatto accadere e, magari, per qualcuno potrebbe essere anche confortante. Il riferimento è a coloro, i cittadini, che hanno inteso le manovre dell’Amministrazione Basile tanto dissennate e scollegate rispetto alla logica delle esigenze reali della città da desiderare che qualsiasi cosa possa accadere sarebbe meglio della situazione attuale. Quasi un sospiro di sollievo, quindi, per coloro che avevano perso ogni speranza di fermare le “scelte” del Sindaco Basile & Co. e che, secondo la logica del “meno peggio”, quel principio che produce sempre danni alla nostra città quando chiamata alle urne, lascia intendere la doppia sindacatura tra Messina e Taormina di Cateno De Luca come una speranza di ritorno ad una gestione più aderente alla realtà. Che la possibilità che ciò accada rimane gravissima, una evenienza che potrebbe far ridere tutta Italia.
Come si sentono, è la domanda di maggior rilevanza, i componenti di governo cittadino di fronte a quanto ieri De Luca ha dichiarato con un non consueto tono pacato rispetto alla sua autocandidatura, ad esperto del Sindaco? Come si sente il Sindaco Federico Basile? Se il marchio di “ologramma” di De Luca, Basile pian piano era riuscito, seppur di poco, a scrollarselo, oggi se lo vede ripiombare addosso con repentina precisione e maggiore definizione: chiaro e preciso e con i fili del comando attaccati a mani e piedi. Piacerà a Basile che il suo ruolo di Sindaco sia in concreto svuotato e letteralmente annullato da un ingombrante “esperto” che somiglia più ad un dominus tutor che piuttosto che venire per aiutare sembra dire al povero Fede “spostati e lasciami lavorare”?
Ma quando “Sud chiama Nord” si è messa in tasca la città di Messina? Quando un leader di un movimento che è stato sonoramente bocciato alle europee e che non è neanche messinese, può arrogarsi il diritto di cambiare l’ordine politico costituito e deciso in regolari elezioni, sostituendosi al Sindaco e commissariare nei fatti la nostra città? Insomma: quando Messina è stata invasa e quando è stata colonizzata?
De Luca è venuto stamane a Messina, seduto da solo al banco dei relatori del Salone delle Bandiere del Palazzo Comunale, per dire che “la città è sotto assedio”. L’oggi apparentemente meno Scateno di sempre è reduce da una serata a Fiumedinisi dove innanzi ad un numero limitato di sostenitori, rispetto a quello che chiunque si sarebbe immaginato di vedere dopo le due settimane di ritiro spirituale, ha riconosciuto la sconfitta, dove si è corretto più volte sui numeri, dove ha mostrato di soffrire ancora dell’essersi sorpreso di non averne azzeccata una di elezione dopo il secondo posto alle Regionali: da Monza fino alle europee. Il De Luca di ieri, dopo 14 giorni di silenzio, non è apparso quella macchina da guerra elettorale a cui ci ha abituati semmai è sembrato un trattenutissimo leader in declino costretto a salvare il salvabile e, pertanto, trattenuto dallo sfoderare la scimitarra e farsi giustizia da sé della sconfitta, magari facendo rotolare le teste che sono sfilate ieri davanti a lui sul palco della “metropoli di Fiumedinisi” sul quale, una ad una, piuttosto che rivolgersi alla limitata platea, preferiva voltarsi verso il leader per coglierne ogni espressione e modulare così il proprio discorso a braccio, in funzione delle sue espressioni. Insomma, quello di ieri, è apparso come la messa in scena di una caduta piuttosto che di una ripartenza. Quindi è ovvio quanto è accaduto oggi a Messina, senza la quale De Luca è sostanzialmente finito.

E Cateno De Luca domani dovrà affrontare Taormina. E non sarà una passeggiata su un lastrico di yes men come Messina. Semmai si profila come una corsa sui carboni ardenti costellata da coloro che, qualsiasi cosa lui dirà, saranno probabilmente pronti a ricordargli che in questo ultimo anno a Taormina c’è stato veramente ben poco…
Così lo spazio vitale che De Luca voleva conquistare, allargandolo, si è ristretto ed anche molto più di quello che era riuscito a conquistarsi alle ultime regionali, quando non ha saputo capitalizzare un risultato che non ha nemmeno visto, preso com’era a dover ammettere di non essere diventato il “Re della Sicilia”. Colpa allora di quell’essere “velleitario”, vocabolo aduso a “Robertino”, usato da De Luca ieri per la prima volta, dopo l’inserimento nel suo post mistico con tanto di “bastone di San Pietro”. Un essere velleitario che oggi gli è costato caro e l’ex Scateno sembra averlo capito solo ora.
Dov’è finito lo stratega elettorale? Dov’è oggi il “Sindaco d’Italia” che collezionava Comuni come francobolli per poi appuntarseli come medaglie sul petto, ma non prima di averli abbandonati, non prima di aver piazzato una propria pedina, un “ologramma” che ricordasse a chi “appartiene” politicamente quella città?
Oggi De Luca sente il bisogno di “offrirsi quale consulente del Sindaco Basile” perché “Messina è sotto assedio per causa mia e io scendo in campo per difenderla“. Ma sotto assedio di chi? Forse di chi ha causato danni abbandonandola e adesso torna per rimediarvi? Messina è assediata? O forse è colonizzata e non riesce a trovare quello scatto d’orgoglio necessario per dire una volta per tutte BASTA?
