MESSINA – FRAGALE: isole pedonali che non ci sono e la fine del Viale

ANIMALI IN EMERGENZA, LEIDAA: DA OGGI AL 18 GIUGNO INVIA UN SMS SOLIDALE O CHIAMA DA RETE FISSA AL 45589 PER SALVARE GLI ULTIMI TRA GLI ULTIMI

di Emilio Fragale


Il flusso continuo dei taxi, sul viale maggiore, pareva la vana furia degli uomini, che ad ogni costo volesse arrivare a una fine.“

Carlo Emilio Gadda

Intendiamoci.

Vi è una profonda differenza tra “area pedonale” e “isola pedonale”.

A Messina, le isole pedonali non funzionano perché non sono tali. Nascono e restano (per poco) aree pedonali.

Il comma 1 n.2 dell’art. 3 del Codice della strada definisce l’area pedonale: “zona interdetta alla circolazione dei veicoli, salvo quelli in servizio di emergenza, i velocipedi e i veicoli al servizio di persone con limitate o impedite capacità motorie, nonché eventuali deroghe per i veicoli ad emissioni zero aventi ingombro e velocità tali da poter essere assimilati ai velocipedi. … .“ Ok.

Isola pedonale è altro.

Non riceve definizione normativa.

È una declinazione di una città che viene ripensata – strategicamente –  in termini di rigenerazione e riqualificazione urbana. Oserei dire di vocazione e identità urbana.

Interdire la possibilità ai veicoli a motore è – senza dubbio – una scelta. Una opzione apprezzabile e coraggiosa per decongestionare l’aria da smog, gas, rumori. Ma vi è un ma. Una cosa è offrire la possibilità di apprezzare le vetrine dei negozi di una via e/o di una piazza e/o di un percorso o, se si vuole, ritagliare un francobollo di silenzio … altro è che quell’itinerario (per un verso) e quella dimensione (per altro verso) sia cartolina e vetrina e paradigma di una città da vivere, gustare, scoprire. Vivere, gustare, scoprire per chi vi abita, lavora, studia, visita, soggiorna … in stupore e sirurezza; stupore che va costantemente alimentato e sicurezza che va costantemente potenziata. 

Funziona se, al contempo, si pensa in termini di equità urbana prevenendo un carico di flusso di mezzi inteso a gravare il contesto limitrofo e prevedendo interventi simili (meglio originali) anche in altri contesti urbani.

Cioè le isole pedonali rispondono ad una logica più complessa che con sapienza – nella sostenibilità – dia risposte alle istanze di viabilità e vivibilità, di marketing, appeal turistico e sviluppo territoriale, di centri commerciali naturali e di distretti del commercio, di animazione, di accoglienza e di partecipazione, di pulizia, arredo e corredo, di attrazioni permanenti e di eventi (sociali e culturali) che si susseguono in programmazione, di potenziamento del servizio pubblico di trasporto e di dichiarata logistica ecologica nella consegna (carico e scarico) delle merci, di armonia di forme e colori dei dehors, e di molto altro ancora.

Un’area pedonale o una ZTL (zona a traffico limitato) può anche essere sperimentale. 

L’isola pedonale non si prova. Si realizza in investimento diuturno e perpetuo. È cioè “sistema”. Un sistema che impegna il Comune, le Circoscrizioni, la Camera di Commercio, l’Università, l’Autorità di Sistema Portuale, la Soprintendenza BB.CC.AA, le forze dell’Ordine, gli Ordini e le Categorie, le realtà sindacali e politiche, i portatori di interesse diffuso. Sistema che esige condivisione diffusa, celere e responsabile.

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