IL nuovo bando regionale, definito BonuSicilia, che prevede l’erogazione di finanziamenti a fondo perduto per le aziende che hanno sofferto la chiusura delle attività durante il lockdown, ha confermato che i soggetti beneficiari sono “le microimprese artigiane, commerciali, industriali e di servizi che hanno avuto l’attività economica sospesa ai sensi dei D.P.C.M. 11 Marzo 2020 e 22 Marzo 2020 e delle Ordinanze del Presidente della Regione Siciliana emanate nell’ambito dell’emergenza COVID-19”.
Sembrerebbe dunque confermato il timore, che manifestammo per tempo in occasione del click day di inizio mese, dell’esclusione dalla misura di sostegno delle attività economiche della nostra città rimaste chiuse a seguito delle ordinanze sindacali.
E quali sono queste attività?
Nel testo dell’ordinanza sindacale 23 marzo n.78 si legge che risultavano sospese, contrariamente a quanto previsto dal Dpcm del 22 Marzo, le seguenti attività:
- Commercio al dettaglio in esercizi non specializzati di computer, periferiche, attrezzature per le telecomunicazioni, elettronica di consumo audio e video, elettrodomestici
- Commercio al dettaglio apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni (ICT) in esercizi specializzati (codice ateco: 47.4)
- Commercio al dettaglio di ferramenta, vernici, vetro piano e materiale elettrico e termoidraulico
- Commercio al dettaglio di articoli per l’illuminazione
- Commercio al dettaglio di articoli di profumeria, prodotti per toletta e per l’igiene personale
- Commercio al dettaglio di piccoli animali domestici
- Commercio al dettaglio di materiale per ottica e fotografia
- Commercio al dettaglio di saponi, detersivi, prodotti per la lucidatura e affini
Per non parlare della prevista chiusura anticipata dei negozi del settore Alimentare, e non solo, alle ore 18.00 nei giorni feriali, mentre in tutta Italia, Sicilia compresa, avevano orari di chiusura più dilazionati.
Furono inutili e non giustificati provvedimenti restrittivi che come Osservatorio Urbano denunciamo più volte con vari comunicati e lettere alle autorità (Prefetta, Presidente Regione, Governo) rimanendo purtroppo inascoltati.
Ci domandiamo adesso: chi ripagherà i gestori delle attività produttive inopinatamente costrette a rimanere chiuse a seguito di ordinanze sindacali, mentre in tutta Italia, Sicilia compresa, erano aperte in forza dei decreti del Presidente del consiglio e delle ordinanze regionali?
Auspichiamo che alcune associazioni di categoria, oltre ad impugnare il recente dpcm, chiedano anche conto a chi di dovere, da De Luca a Musumeci, del danno ulteriore che stanno subendo tante microimprese messinesi.
L’Osservatorio Urbano CUB Messina